TESTIMONIANZA EVANDRO E SILVAGNI
Peter Pan e l’isola che non c’è (o forse sì)
“Tutti i bambini, tranne uno, crescono.”
Da sempre questo meraviglioso esordio del romanzo di Barrie lo abbiamo sentito in stretta relazione con il Festival di Padova. Un festival… di altri tempi, un festival… ingenuo, un festival… immaturo. Un festival di teatro ragazzi tra i più vecchi d’Italia, che non vuole crescere. Non un festival per bambini quindi, ma un festival bambino. Il teatro per ragazzi negli ultimi quindici anni è cresciuto è diventato adulto consapevole delle sue grandi doti, delle sue capacità organizzative, della sua intelligenza, delle sue potenzialità economiche; siede a tavola con i grandi già da un po’ e sa bene come comportarsi. Un adulto che sa come và la vita: da tempo, forse a malincuore (all’inizio) ha abbandonato il suo essere indifferente alle logiche dominanti, il suo divertirsi saltando nelle pozzanghere, il suo maledetto vizio di dire le cose come stanno. È cresciuto. Anche lui prima voleva arrivare all’isola che non c’è, ma ora non lo ricorda più, non ha tempo, ci sono le cose serie: c’è da pensare al Fus, al borderau, all’amministrazione, ai contatti, alle recensioni; oramai c’è dentro, oramai è cresciuto, oramai è adulto. Il FESTIVAL di Padova è grande, ma non è un adulto. È un festival bambino che è fiero della sua purezza, del suo schietto divertimento, della sua sincerità. Un giorno di molti anni fa incontrammo due persone. Avevano fatto molta strada per vedere il nostro spettacolo. Ci stupirono per la sollecitudine, la cura, l’attenzione con cui portavano avanti il loro impegno: visionare e scegliere spettacoli per un Festival di teatro per ragazzi tra i più antichi d’Italia. Li conoscemmo, ci conoscemmo. Lei bella e brillante, lui raffinato e appassionato. Così ha avuto inizio la nostra esperienza al Festival: con Renata, Luciano e poi con Micaela ed il suo sorriso, le premure e gli affetti di tanti collaboratori, la calda ed attenta accoglienza di un evento teatrale quasi unico in Italia. Perché di festival ce ne sono tanti ma tutti adulti. Invece è bello sapere che ancora qualcuno prende il tuo spettacolo perché gli piace e… basta. Perché pensa che piacerà ai ‘suoi bambini’; è bello sapere che ci sono persone che fanno migliaia di chilometri per vedere e scegliere degli spettacoli che saranno presentati in autunno ai bambini del festival bambino. Solo un festival bambino riesce a fare dell’ospitalità e dell’accoglienza un rito, da celebrare ogni anno con vecchi e nuovi amici. I nuovi amici scoprono inaspettatamente che c’è un tempo e un luogo in cui il teatro è di nuovo rito: una comunità in attesa, un evento che si celebra, un incontro di persone, visioni, emozioni. Noi vecchi amici ritroviamo luoghi e palchi e spettatori che ricordano anno per le anno i tuoi spettacoli e le loro emozioni, rintracciandole nel tuo viso e nella tua voce. E ti senti improvvisamente nell’isola che non c’è .
Per la cooperativa Teatro Lanciavicchio
Stefania Evandro e Antonio Silvagni