TESTIMONIANZA NICOLI
La prima volta che partecipai al “Festival Nazionale del Teatro per i ragazzi” fu in una delle prime edizioni con lo spettacolo “La lampada di Aladino” testo e regia di Umberto Verdoni. Erano anni in cui noi stessi muovevamo i primi passi nell’ambito del Teatro ragazzi sotto la guida di un attore esperto e capace come Umberto. Ecco noi lo chiamavamo per sintesi “Teatro ragazzi” come per riferirci a una tipologia teatrale. Il Festival di Padova era “per i ragazzi”. Ci fu una cosa che mi colpì immediatamente: che i promotori della manifestazione riuscissero a organizzare tre repliche per le famiglie di ogni spettacolo in concorso: il sabato pomeriggio, la domenica mattina e pomeriggio. Una replica alla domenica mattina sembrava una proposta irrealizzabile ed invece era molto partecipata e spesso quasi esaurita. Non interessava organizzare repliche per le scolaresche. La loro scommessa era abituare i bambini e i ragazzi a scegliere di andare a teatro portandosi appresso i loro genitori e non viceversa. E la scommessa fu vincente già dalle prime edizioni. Era forse l’unica realtà in Italia in grado di offrire una stagione di teatro per i ragazzi vera e propria. Ho un ricordo particolare di quella prima volta. Al termine dello spettacolo, quel signore che organizzava il Festival voleva che gli attori si concedessero ai piccoli spettatori. Io, che allora interpretavo il ruolo di Aladino, ero restio, un po’ per timidezza, un po’ perché ritenevo che questo togliesse ai piccoli spettatori un po’ della magia dello spettacolo. Ma non c’era niente da fare: quella furia di uomo ci spronava e invitava i bambini a toccarci, a chiedere autografi; esigeva che i bambini potessero incontrare i loro eroi. Quell’uomo era Luciano Castellani che in seguito imparai ad apprezzare e a stimare e oggi so che la stima è stata reciproca. Quanta passione per il “suo” Festival e quanta passione per il Teatro. Soprattutto per quel teatro artigianale fatto di gente che lo spettacolo lo costruiva tutto pezzo per pezzo: quello per lui era il vero teatro. E il teatro per i ragazzi era proprio così: non viveva di sovvenzioni, non era fatto da attori che si limitavano a recitare una parte ma da persone che si costruivano le scene, confezionavano i costumi, montavano e smontavano le scene prima e dopo la recita. Luciano era un ospite perfetto, forse conoscendo la fame atavica degli attori ti accompagnava con orgoglio al ristorante e successivamente anche in qualche osteria tipica, il sabato sera quando la prossima replica non era incombente. Ma se il pranzo era nell’intervallo tra una replica e l’altra si preoccupava che si mangiasse bene, come sempre, ma non in modo eccessivo. Voleva, esigeva che tutto andasse nel migliore dei modi: ogni cosa al suo posto e gli attori in ottima forma. Non so se fosse così con tutti, con noi sì. Ed era anche questo un segno di stima e di affetto, un affetto quasi paterno. Ci credeva veramente che il Festival avrebbe educato e preparato il pubblico di domani e per questo vennero ideate alcune iniziative molto significative: il premio “Rosa d’oro” consentiva al pubblico dei piccoli spettatori di essere fondamentale nello stabilire qual era lo spettacolo più gradito esprimendo, di volta in volta, un voto su ogni singolo spettacolo; ma i bambini vennero chiamati anche ad esprimere dei giudizi valutativi, scrivendo dei piccoli componimenti critici; si introdusse un altro concorso, quello delle tesserine d’oro, invitando i bambini a produrre dei disegni a tecnica libera sugli spettacoli e sul festival. Tutto questo rendeva veramente protagonisti di questo magnifico evento i bambini stessi creando fra loro un grande entusiasmo. Quello stesso entusiasmo che caratterizzava la sua anima. Qualche anno dopo, nel 1991, ho avuto modo di partecipare al Festival come regista di uno spettacolo. In quella occasione vidi la soddisfazione di Luciano mentre i bambini entravano a frotte in sala a prendere posto in un luogo a loro già familiare e tanto desiderato. Aveva una parola e un sorriso per tutti, era al loro completo servizio, perché:
Teatro è un incanto Semina favole,
di gesti cantati, raccoglie sorrisi.
parole colorate Teatro è allegria
emozioni che risuonano. è gioia in compagnia.
Il Teatro scava un solco Il Teatro bambino
nella nostra mente terra è una gioia che schiocca,
come fa un aratro molle è un suono campanellino
in un campo cuor contento. che nell'animo rintocca.
Massimo Nicoli