Teatro Ragazzi G. Calendoli ONLUS

Teatro Ragazzi G. Calendoli ONLUS Padova

TESTIMONIANZA PERNICH

UN RICORDO DI LUCIANO CASTELLANI

Quante cose mi ha insegnato Luciano con quel suo modo brusco e insieme affettuoso! Questo è il ricordo più forte che ne ho. Assieme alle discussioni tra me, vecchio uomo di sinistra, e lui che mi diceva che “a Padova si è nel ventre della ‘balena bianca’”. Aveva un modo tutto suo di credere nelle persone e nei progetti, un modo senza concessioni né dolcezze con la consapevolezza antica della durezza della vita e un modo antico e stoico di affrontarla ma nello stesso tempo un modo senza cedimenti, determinato e tenace, capace di attendere e di spingere e stimolare alla ricerca e alla crescita. Il primo incontro è stato in un pomeriggio di giugno a Monza col sole e il primo spettacolo professionale che avevo firmato come regista –Un the con Alice- ai giardini della Villa Reale. Ricordo ancora quando, trepidante alla fine dello spettacolo, attendevo un suo parere e lui a mezza voce disse “ma come hai fatto a fare una regia così?” lasciandomi letteralmente interdetto. Naturalmente non avevo capito se era un giudizio positivo o negativo. L’ho capito un po’ di tempo dopo quando fummo ammessi a quella edizione del festival! L’altro ricordo risale a un po’ di anni dopo, quando ormai la nostra amicizia era consolidata e lavorammo per qualche tempo alla possibilità che io gli scrivessi un testo per la nascente Compagnia della Gran Guardia. È un ricordo difficile, perché fu una delle pochissime volte in cui non ci intendemmo o non trovammo un punto di mediazione e forse proprio per questo è un ricordo che mi è caro. La nostra amicizia non è mai stata l’appiattirsi dell’uno sull’altro ma ha sempre trovato nella dialettica della discussione la sua linfa e il suo “luogo” mentale ed emotivo. Vedere cosa Luciano ha creato -ricordo la prima volta che orgogliosamente mi ha mostrato la nuova sede dell’Istituto!- per me oggi è uno stimolo a costruire e a costruire per domani per lasciare dopo di me senza paura di spendermi fino all’ultimo fiato e all’ultima energia. Credo in questo di raccogliere la mia parte dell’eredità di Luciano: l’eredità dell’onestà intellettuale, della fede nel proprio lavoro, dell’arte compromessa con la società come viatico e del costruire come “riempire granai contro l’inverno dello spirito che da molti segni sento arrivare” (l’ha detto Simon Weil ma potrebbe averlo detto Luciano!). È per questo che oggi il Teatro ARCA a Milano esiste e faticosamente si sta affermando con una sua fisionomia e identità. Luciano è tra i nostri numi tutelari tra gli “dei della casa” come li avevano forse non ingenuamente gli antichi.

Marco M. Pernich

 

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