Teatro Ragazzi G. Calendoli ONLUS

Teatro Ragazzi G. Calendoli ONLUS Padova

TESTIMONIANZA CASON E SALDARI

IL FUTURO HA GAMBE DI DONNA

Calcolando a" spanne", crediamo di aver conosciuto Luciano Castellani dodici anni fa.

Allora L'APRISOGNI era in fasce; avevamo al nostro attivo un numero esagerato di produzioni (come accade spesso ai pivelli), un'anziana FIAT Ritmo 75 azzurro metallizzato nella quale trasportavamo contemporaneamente anche tre allestimenti come ( ma come?!?) nel valigione di Mary Poppins, quattro mani ed i nostri pensieri. Questa dotazione ci serviva a procurarci la pastasciutta quotidiana, la benzina, i fiori. Sì, anche i fiori, qualche libro, qualche disco, qualche ingresso a teatro, previlegiando questi rispetto ad una bistecca di roast-beef, ad un golfino nuovo, ad una pizza in compagnia... Non era facile, no, sbarcare il lunario; ai burattini eravamo giunti, indovinate un po', per disoccupazione. Dimostrandoci che "loro", se ti vogliono, vengono a prenderti nelle circostanze e nei luoghi più impensati. È il mestiere che ti sceglie e non ti puoi opporre - non serve anche se ha tutto l'aspetto di una follia. E così, un giorno, incrociammo le nostre rotte con Luciano, Renata, Guido, Micaela. Successe al Teatro ai Colli di Brusegana, dove andammo seguendo il filo di una telefonata di un'amica di Albignasego: "Lì, fanno un Festival..." Chiedemmo di parlare con il responsabile e, tra il guardingo e l'intimidito, ci pilotammo fra le poltrone. Ci venne incontro un uomo di età matura, vestito con sobria eleganza. Di lui mi colpirono due cose: gli occhi attenti ed il bel timbro pastoso della voce. Dopo qualche giorno Luciano e Renata erano a casa nostra, a Treviso; su loro richiesta avevamo montato la baracca (in salotto); sistematili entrambi sul divano, mettemmo in scena piccoli assaggi dei nostri spettacoli. Si trattennero a cena, poi. Nella nostra cucinetta; mentre io "mettevo su un sugo" Renata, affettando un finocchio, mi confidò: "È molto raro che Luciano si fermi a mangiare fuori la sera, evidentemente stavolta ne ha proprio voglia..." Questo l'antefatto di una conoscenza che si è distesa nel tempo ed allungata da allora. Questa la storia di un rapporto improntato alla stima professionale che si è aperto ed è diventato uno stimolo ad osare, a pensare a progetti audaci, a credere nel nostro futuro di teatranti. Ora, da professionisti che vivono per questo lavoro e di questo lavoro, possiamo ricordare che fu Luciano, durante una cena del Festival (nel quale eravamo stati inseriti fra le "corazzate" del Teatro Ragazzi), ad invitare Paolo a prendere in mano Arlecchino e i canovacci di Commedia dell'Arte; a consigliare me di operare una scelta fra l'utilizzare teatralmente il mio cantato accento veneto o a "ripulirlo" con la dizione. Luciano aveva lo sguardo lungo: il mio cantilenare l'ho usato, lo uso, mi diverto a giocarci, grazie. Abbiamo lavorato su testi di Flaminio Scala in cui "Arlecchino fa su lazzi..." e noi potevamo inventare tutto un universo scoprendo scrigni colmi di meraviglie seicentesche di sconcertante modernità. Con risultati ragguardevoli (non siamo noi a dirlo...) - grazie. Ora stiamo giocando con Beckett, sì, per burattini di Commedia dell'Arte. Scandaloso, vero? Ci fa piacere. Luciano volò via, senza salutarci, mentre eravamo in Messico nell'autunno 2001. Ci arrabbiammo un po' - non si parte così, senza salutare ammodo gli amici...Ma le idee forti, i pensieri belli, le qualità profonde, la cura per l'intelligenza e le emozioni degli umani continuano a camminare su altri piedi, altre gambe. Come è naturale che accada per ciò che vale la pena continui ad esistere. Sono gambe tornite, gambe di donne coraggiose!Buon lavoro, Renata. Buon lavoro, Micaela. Viva il teatro e tenete duro!

Cristina Cason e Paolo Saldari

"L'APRISOGNI"

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