TESTIMONIANZA GROMI
Penso al Festival come ad un treno a vapore con un grande cuore/caldaia dentro la quale danzano, in eterna combustione, lingue di fuoco fatte di parole, corpi, gesti, suoni, silenzi. Un crogiuolo di magie che muove sui lunghi binari, sguardi e passioni. Incontri. Persone e Personaggi. Uomini e donne... eterni bambini, viaggiatori. Generazioni di bambini attenti e scalpitanti hanno accompagnato e consentito questo lungo viaggio che dura da un quarto di secolo e che ha ancora molta strada davanti a sé. Oggi i conduttori di questo treno continuano con immarcescibile tenacia in questa impresa tracciata da due grandi figure, continuano spiando nuove albe e godendo di profondi tramonti, affrontando tempeste e colpi di scena. Secondo gli insegnamenti e con la voglia di andare avanti, attraverso paesaggi sospesi e lune di cartone: i sogni di piuma leggera e di radici profonde. Nel 1994 ho avuto la fortuna di conoscere entrambi e di sentire il fischio del treno. Di salirci su e di fare un pezzo di viaggio con loro... il primo impatto è stato fondamentale. Buona la prima... e non l'ho mai dimenticato, quel momento. Il viaggio continua e lo dico pensando alla fresca vitalità del vecchio saggio Giovanni, attraverso i suoi racconti di avventure circensi e scoperte fantastiche. Nel raccontarmi quei frammenti vedo che la parola vibra di passione e di amore, l'età svanisce, magia del Teatro, e tutto il suo sapere è una continua acrobazia con la vita. Ancora amore e passione. Ingredienti che non puoi costruire a tavolino e il viaggio continua tra lo sferragliare colorato delle carrozze e dei viaggiatori. Lo sguardo di Luciano è la sua parola che corre sui binari. Attento e vigile come un falco la cui capacità di controllo vola e si libra in alto. Lo ascoltiamo con morbido abbandono. La sua accoglienza gentile e luminosa tradisce un modo un po' raro e all'antica... da vero gentiluomo. Altra passione e amore a profusione. Ci sono viaggiatori che sanno viaggiare e che permettono incontri tra viandanti, nuove mappe, vie alternative, possibilità. Scambi tra paesaggi umani. Poi ci sono i mutamenti e le sorprese. I tonfi e le ammaccature ed è normale... Fino all'inevitabile e il viaggio continua... per necessità di memoria, per forza d'amore e per non tradire le passioni. Mentre continua il viaggio, guardo quei due posti vuoti davanti a me ed è un vuoto pieno di voci, urla, risate, applausi, parole, silenzi e suoni. Guardo fuori dal finestrino: non sento più il rumore del viaggio e volo a quel giorno di ottobre '96 quando rappresentammo un'opera sulla creazione, Mondotondo, una sintesi spaziale dal big bang ai giorni nostri. Un Cosmo di carta e grammelot. C'era l'eclissi e le vetrate della sala delle Maddalene emanavano polvere luminosa che disegnava quel magico evento tra le screpolature del velo oscurante (credo). Un papà alla fine dello spettacolo mi venne incontro con le lacrime agli occhi e balbettò qualcosa che mi colpì dritto nel cuore... cercava di descrivere quell'immagine che combinava perfettamente con quanto accadeva sulla scena. Seguì una scia di persone come pianeti, stelle nomadi e giovani asteroidi in una valanga di gioia e commozione condivisa come tante piccole formiche sostenute, per un istante, dal cosmo intero. Fu un'esperienza indimenticabile, un'alchimia di combinazioni che, ancora oggi a dieci anni di distanza, mi fa dire che il viaggio continua e che il presente è in buone mani. Sapienti conduttori di un treno che affronta un viaggio davvero speciale dove si incontrano anche persone speciali come Anna P., una mamma che dopo la fortunata replica di Mondotondo lasciò questo poche righe: “Capita che le parole sfumino nell'emozione e resti soltanto la magia di un sogno... reale, che ti rimane dentro e che puoi evocare quando vuoi, anche quando le luci del palcoscenico sono spente... grazie.”
Compagnia Fabula Rasa
Beppe Gromi