TESTIMONIANZA STAMMATI
Salvatò ma secondo te ci capiranno qualche cosa, stiamo a Padova al nord ….
Da Salvatore solo silenzio… Così tra una preoccupazione e l’altra il furgone del teatro saliva piano piano dalle terre di Calabria verso il famigerato nord, terra di freddo e nebbia, e, come i mitici Totò e Peppino, io e Salvatore ci preparavamo ad affrontare forse per la prima volta il pubblico di lingua nordica, pieni di paure per le nostre acrobazie dialettali. I luoghi comuni si sa sono stati creati per poter essere smentiti ma temevamo molto per la fredda puntualità e la precisa organizzazione delle genti del nord, ci pervadeva un diffuso timore di non riuscire a reggere il confronto con culture teatrali di altra provenienza geografica. Il nostro Giufà aveva già alle sue spalle il suo curriculum fatto di tanti successi, ma tutti conseguiti in terre del sud, le nostre storie erano storie del mediterraneo, come i nostri suoni e il modo scanzonato di metterlo in scena. Ed eccoci approdare dopo tante ore di cammino, improvvisamente in una nuvola, era sera e immancabilmente tutto era ovattato dalla nebbia…Salvatò ma allora è vero che qui il sole è un lontano ricordo… Da Salvatore solo silenzio… Sembrava fossimo atterrati su una nuvola e a tratti spuntavano i corpi silenziosi dei suoi guardiani…. Prato della Valle … uno shock… Poi finalmente il Teatro, il suo guardiano, come il custode di un antico monastero, gentile cortese, che si meravigliava della nostra puntualità (a proposito di luoghi comuni). Il montaggio e poi… le coccole delicate dell’organizzazione… Micaela e Renata, ma anche questo modo, che avvolge, le tante parole che in fondo servono a rassicurare. Sapevamo di partecipare ad un concorso ma per noi essere lì era già un successo. Temevamo una scarsa affluenza ma il teatro era sempre stracolmo di bambini e famiglie, di sorrisi ed applausi… non ci sembrava vero… Salvatò ci stanno applaudendo che sembra caschi giù l’intonaco… Da Salvatore solo silenzio.. Partire è stato più difficile del solito, il Festival era davvero stato un punto importante per la nostra carriera e per la carriera di Giufà che si presagiva essere molto longeva e ricchissima di successi. Salvatò abbiamo vinto, abbiamo vinto il Festival di Padova A Salvatore, da dietro gli occhiali scuri, era comparso un sorriso grande come una fetta di cocomero…
Maurizio Stammati
Compagnia RAT teatro dell’Acquario
TESTIMONIANZA REBESCHINI
IL NOSTRO, DUE VOLTE NOSTRO, FESTIVAL
La Compagnia Teatro della Gran Guardia è un po’ speciale, all’interno della realtà legata al Festival, a Luciano Castellani e a Giovanni Calendoli, essendo nata proprio con loro e su loro proposta.
Era la fine degli anni ottanta quando, dopo un’esperienza teatrale che ci aveva visti tutti coinvolti, Luciano e Giovanni proposero a me e a Guido Spinello di fondare una Compagnia professionale che ripercorresse l’itinerario artistico del mestiere dell’attore e rinverdisse quindi la tradizione della Compagnia di repertorio. Un’occasione da non perdere, quella di associarsi con personalità del mondo della cultura e del teatro così importanti e il fatto che credessero in noi tanto da farci una tale proposta. Nasceva così, la Compagnia, con spettacoli su Ruzante, sulla nascita della lingua italiana e viva via nella storia del tempo. Era anche immancabile che non si guardasse, con rispetto e convinzione, al teatro per i ragazzi. La prima produzione fu laFiaba del Mago magro magro e della Fata grassa grassa., spettacolo che, diretto da Luciano Castellani, partecipò (la prima volta per noi) al XII Festival, ovviamente fuori concorso, dato il nostro diretto coinvolgimento. Ciò non tolse, a me e a Guido, neofiti in un’esperienza festivaliera, l’euforia delle emozioni e delle trepidazioni del debutto in una rassegna così importante a livello nazionale. Ma come non ricordare, e mi capita ogni volta che ripeto lo spettacolo, quella bambina che in un teatro straripante di spettatori (avevo la sensazione che fossero persino attaccati ai muri), in un silenzio attento, in risposta alla cantastorie che raccontava di un signore così pigro che non si alzava mai dal letto prima di mezzogiorno, si alzò gridando felice Come la mia mamma! Lascio immaginare la risata generale e… la mamma? Nessuna l’ha vista! Sono seguiti altri spettacoli, negli anni, portati al Festival: Distruffatù e l'incantesimo sulla città , Le meravigliose avventure di Ulisse, La storia di Giacomino e del sasso da minestra, spettacoli che ancora oggi continuiamo a rappresentare in tutta Italia e che ci riempiono di grandi soddisfazioni. Un particolare pensiero va proprio a quel debutto con la Fiaba del Mago magro magro e della Fata grassa grassa, che continua dopo tanti anni a divertire nuovi e vecchi spettatori (c’è chi l’ha visto oltre dieci volte!). Sapevamo che i nostri lavori erano fuori concorso per entrambi i premi, ma questo non toglieva di provare l’immancabile batticuore per la gara, ancor più proprio perché eravamo coinvolti anche come organizzatori. Luciano era implacabile più che mai, pretendeva il massimo e si irritava se non sempre eravamo all’altezza, così come avrebbe voluto e per quanto lui, davvero un grande Maestro, ci aveva preparati. Sembrava distaccato, assolutamente intaccabile dalle emozioni della prova; era sempre pronto a riprenderti energicamente, ma altrettanto pronto ad esaltarti nel momento in cui facevi del teatro un’arte. Devi saper controllare ogni impulso per poter tirar fuori e far provare davvero le emozioni, sosteneva. Capii subito che aveva ragione, anche se, a volte, gli dicevo che sì, andava bene la professionalità, ma anche la passione… E lui: Se tu avessi la necessità di un intervento chirurgico, andresti dal chirurgo che opera con professionalità o da quello che lo fa per passione? Certo unire, come lui ci ha insegnato, le due cose… Torniamo al Festival, torniamo alle corse continue che questo significa, anche se noi, rispetto alle altre Compagnie, non arrivavamo da lunghi viaggi. Ma dal viaggio della fantasia, quello sì. E poi a tavola, la domenica, tra uno spettacolo e l’altro, era una fatica! Non mangiare troppo.. non si recita con lo stomaco pieno… non essere la solita golosa… non fare la Fata grassa grassa… Sì, lo sapevo, lo so. Ma rinunciare a certe leccornie…
Anche questo è il Festival!
Renata Rebeschini
Compagnia Teatro della Gran Guardia
TESTIMONIANZA GUIDA
dolce Renata
dolcissima Micaela
per il teatro ragazzi Padova è IL FESTIVAL...
per un COMICO dell’ARTE Padova è CASA...
per tutti noi LUCIANO è... un meraviglioso COMPAGNO DI VIAGGIO!
Antonio Guida
un bacione
(LA PECORA NERA DEL FESTIVAL)
TESTIMONIANZA ANTONANTE
Un santo senza nome.
Un caffè senza porte.
Un prato senza erba.
Un festival senza storia.
Padova è per noi la città della nostra adolescenza: in viaggio con i genitori, in gita con la scuola, da soli per piacere. È inoltre per noi un legame forte, intimo, antico, che si lega all'Università e che ci riporta a Copernico e Telesio: Polonia-Padova-Cosenza. Da un po’ di tempo, inoltre, è diventata appuntamento elettrizzante con il Festival del Teatro Ragazzi. 25 anni di programmazione possono svilupparsi soltanto se si ha un progetto, ma soprattutto se si lavora con passione. Un festival che il nostro "Giufà" ha vinto, contribuendo a rinsaldare il rapporto passionale con Padova e la stima profonda per voi tutti.
Antonello Antonante
RAT-Teatro dell’Acquario di Cosenza
TESTIMONIANZA CASON E SALDARI
IL FUTURO HA GAMBE DI DONNA
Calcolando a" spanne", crediamo di aver conosciuto Luciano Castellani dodici anni fa.
Allora L'APRISOGNI era in fasce; avevamo al nostro attivo un numero esagerato di produzioni (come accade spesso ai pivelli), un'anziana FIAT Ritmo 75 azzurro metallizzato nella quale trasportavamo contemporaneamente anche tre allestimenti come ( ma come?!?) nel valigione di Mary Poppins, quattro mani ed i nostri pensieri. Questa dotazione ci serviva a procurarci la pastasciutta quotidiana, la benzina, i fiori. Sì, anche i fiori, qualche libro, qualche disco, qualche ingresso a teatro, previlegiando questi rispetto ad una bistecca di roast-beef, ad un golfino nuovo, ad una pizza in compagnia... Non era facile, no, sbarcare il lunario; ai burattini eravamo giunti, indovinate un po', per disoccupazione. Dimostrandoci che "loro", se ti vogliono, vengono a prenderti nelle circostanze e nei luoghi più impensati. È il mestiere che ti sceglie e non ti puoi opporre - non serve anche se ha tutto l'aspetto di una follia. E così, un giorno, incrociammo le nostre rotte con Luciano, Renata, Guido, Micaela. Successe al Teatro ai Colli di Brusegana, dove andammo seguendo il filo di una telefonata di un'amica di Albignasego: "Lì, fanno un Festival..." Chiedemmo di parlare con il responsabile e, tra il guardingo e l'intimidito, ci pilotammo fra le poltrone. Ci venne incontro un uomo di età matura, vestito con sobria eleganza. Di lui mi colpirono due cose: gli occhi attenti ed il bel timbro pastoso della voce. Dopo qualche giorno Luciano e Renata erano a casa nostra, a Treviso; su loro richiesta avevamo montato la baracca (in salotto); sistematili entrambi sul divano, mettemmo in scena piccoli assaggi dei nostri spettacoli. Si trattennero a cena, poi. Nella nostra cucinetta; mentre io "mettevo su un sugo" Renata, affettando un finocchio, mi confidò: "È molto raro che Luciano si fermi a mangiare fuori la sera, evidentemente stavolta ne ha proprio voglia..." Questo l'antefatto di una conoscenza che si è distesa nel tempo ed allungata da allora. Questa la storia di un rapporto improntato alla stima professionale che si è aperto ed è diventato uno stimolo ad osare, a pensare a progetti audaci, a credere nel nostro futuro di teatranti. Ora, da professionisti che vivono per questo lavoro e di questo lavoro, possiamo ricordare che fu Luciano, durante una cena del Festival (nel quale eravamo stati inseriti fra le "corazzate" del Teatro Ragazzi), ad invitare Paolo a prendere in mano Arlecchino e i canovacci di Commedia dell'Arte; a consigliare me di operare una scelta fra l'utilizzare teatralmente il mio cantato accento veneto o a "ripulirlo" con la dizione. Luciano aveva lo sguardo lungo: il mio cantilenare l'ho usato, lo uso, mi diverto a giocarci, grazie. Abbiamo lavorato su testi di Flaminio Scala in cui "Arlecchino fa su lazzi..." e noi potevamo inventare tutto un universo scoprendo scrigni colmi di meraviglie seicentesche di sconcertante modernità. Con risultati ragguardevoli (non siamo noi a dirlo...) - grazie. Ora stiamo giocando con Beckett, sì, per burattini di Commedia dell'Arte. Scandaloso, vero? Ci fa piacere. Luciano volò via, senza salutarci, mentre eravamo in Messico nell'autunno 2001. Ci arrabbiammo un po' - non si parte così, senza salutare ammodo gli amici...Ma le idee forti, i pensieri belli, le qualità profonde, la cura per l'intelligenza e le emozioni degli umani continuano a camminare su altri piedi, altre gambe. Come è naturale che accada per ciò che vale la pena continui ad esistere. Sono gambe tornite, gambe di donne coraggiose!Buon lavoro, Renata. Buon lavoro, Micaela. Viva il teatro e tenete duro!
Cristina Cason e Paolo Saldari
"L'APRISOGNI"
TESTIMONIANZA LETTERESE E LUGLI
La partecipazione del Baule Volante al Festival di Padova è legata ad uno dei momenti più belli della nostra carriera artistica. Uno di quei momenti che si ricordano sempre con tenerezza e nostalgia. Stavamo muovendo ancora i primi passi nel teatro per ragazzi come autodidatti assoluti ed eravamo continuamente alla ricerca di conferme, certezze, punti di riferimento cui ancorare il nostro lavoro e la passione che ci muoveva. Frequentavamo solo raramente veri e propri palcoscenici. Per lo più le nostre ribalte erano la strada, gli atri delle scuole e le palestre. I classici luoghi della "gavetta". E fu proprio in una palestra alle porte di Padova, durante una festa di paese, tra il saggio della scuola di danza e l'estrazione della lotteria, che incontrammo per la prima volta Luciano e Renata e mostrammo loro il nostro spettacolo: "Il guardiano dei porci". Luciano lo selezionò per il Festival: il suo occhio esperto riuscì a scorgere la bontà del nostro lavoro al di là delle condizioni ambientali piuttosto difficili. Pochi sarebbero stati in grado di farlo. E con gioia partimmo in massa, ci seguirono anche i genitori. Fu una grande emozione. Da allora siamo tornati spesso dagli amici di Padova e sempre con molto piacere.
Un grazie infinito a Luciano e a tutti voi da
Liliana Letterese e Andrea Lugli del Baule Volante
TESTIMONIANZA GROMI
Penso al Festival come ad un treno a vapore con un grande cuore/caldaia dentro la quale danzano, in eterna combustione, lingue di fuoco fatte di parole, corpi, gesti, suoni, silenzi. Un crogiuolo di magie che muove sui lunghi binari, sguardi e passioni. Incontri. Persone e Personaggi. Uomini e donne... eterni bambini, viaggiatori. Generazioni di bambini attenti e scalpitanti hanno accompagnato e consentito questo lungo viaggio che dura da un quarto di secolo e che ha ancora molta strada davanti a sé. Oggi i conduttori di questo treno continuano con immarcescibile tenacia in questa impresa tracciata da due grandi figure, continuano spiando nuove albe e godendo di profondi tramonti, affrontando tempeste e colpi di scena. Secondo gli insegnamenti e con la voglia di andare avanti, attraverso paesaggi sospesi e lune di cartone: i sogni di piuma leggera e di radici profonde. Nel 1994 ho avuto la fortuna di conoscere entrambi e di sentire il fischio del treno. Di salirci su e di fare un pezzo di viaggio con loro... il primo impatto è stato fondamentale. Buona la prima... e non l'ho mai dimenticato, quel momento. Il viaggio continua e lo dico pensando alla fresca vitalità del vecchio saggio Giovanni, attraverso i suoi racconti di avventure circensi e scoperte fantastiche. Nel raccontarmi quei frammenti vedo che la parola vibra di passione e di amore, l'età svanisce, magia del Teatro, e tutto il suo sapere è una continua acrobazia con la vita. Ancora amore e passione. Ingredienti che non puoi costruire a tavolino e il viaggio continua tra lo sferragliare colorato delle carrozze e dei viaggiatori. Lo sguardo di Luciano è la sua parola che corre sui binari. Attento e vigile come un falco la cui capacità di controllo vola e si libra in alto. Lo ascoltiamo con morbido abbandono. La sua accoglienza gentile e luminosa tradisce un modo un po' raro e all'antica... da vero gentiluomo. Altra passione e amore a profusione. Ci sono viaggiatori che sanno viaggiare e che permettono incontri tra viandanti, nuove mappe, vie alternative, possibilità. Scambi tra paesaggi umani. Poi ci sono i mutamenti e le sorprese. I tonfi e le ammaccature ed è normale... Fino all'inevitabile e il viaggio continua... per necessità di memoria, per forza d'amore e per non tradire le passioni. Mentre continua il viaggio, guardo quei due posti vuoti davanti a me ed è un vuoto pieno di voci, urla, risate, applausi, parole, silenzi e suoni. Guardo fuori dal finestrino: non sento più il rumore del viaggio e volo a quel giorno di ottobre '96 quando rappresentammo un'opera sulla creazione, Mondotondo, una sintesi spaziale dal big bang ai giorni nostri. Un Cosmo di carta e grammelot. C'era l'eclissi e le vetrate della sala delle Maddalene emanavano polvere luminosa che disegnava quel magico evento tra le screpolature del velo oscurante (credo). Un papà alla fine dello spettacolo mi venne incontro con le lacrime agli occhi e balbettò qualcosa che mi colpì dritto nel cuore... cercava di descrivere quell'immagine che combinava perfettamente con quanto accadeva sulla scena. Seguì una scia di persone come pianeti, stelle nomadi e giovani asteroidi in una valanga di gioia e commozione condivisa come tante piccole formiche sostenute, per un istante, dal cosmo intero. Fu un'esperienza indimenticabile, un'alchimia di combinazioni che, ancora oggi a dieci anni di distanza, mi fa dire che il viaggio continua e che il presente è in buone mani. Sapienti conduttori di un treno che affronta un viaggio davvero speciale dove si incontrano anche persone speciali come Anna P., una mamma che dopo la fortunata replica di Mondotondo lasciò questo poche righe: “Capita che le parole sfumino nell'emozione e resti soltanto la magia di un sogno... reale, che ti rimane dentro e che puoi evocare quando vuoi, anche quando le luci del palcoscenico sono spente... grazie.”
Compagnia Fabula Rasa
Beppe Gromi
TESTIMONIANZA CAPODACQUA
Carissime,
personalmente ci terrei, visto che questa edizione del Festival è dedicata a Luciano, a riproporre la mia lettera d'addio a lui dedicata.
Il Festival mi porta tanti bei ricordi di amicizia, di serio e onesto lavoro artistico e di tante cose.
Molto sobriamente, però, penso che il mio contributo più sentito per questo mosaico sia proprio lo scritto in memoria di Luciano. Un forte abbraccio a tutte voi. Paolo
La notte successiva all’improvvisa scomparsa di Luciano Castellani, nessuno di noi ce l’ha fatta a dormire. Neppure Paolo Capodacqua, che, col suo animo di artista, ha saputo esprimere le proprie emozioni scrivendo questa ballata per Luciano.
Ciao Luciano!
Hai già parlato con Dio?
È pronto
il teatro degli angeli
che nel cielo mancava?
Preparaci la "piazza"
perché saremo in tanti
giullari saltimbanchi,
tutti davanti
a Dio,
schierati come santi
di strada e di teatro,
tuoi figli prediletti,
pronti al motteggio e
al guizzo,
sotto il tuo sguardo attento,
sornione e affettuoso,
come sempre guardavi
le nostre stravaganze.
senza censure e tagli,
da vero gentiluomo
dell'intelligenza.
Luciano,
chissà che,
a Dio piacendo,
non riuscirai davvero
a divertire gli angeli,
quegli angeli bambini
che qui
su questa terra
ti hanno avuto amico
speciale e rigoroso.
Perché
questo pensiero,
e soltanto questo,
oggi, da dove siamo,
da questo profondissimo
dolore senza fondo,
ci dà la forza immensa
di sorridere pensandoti
mentre, con sguardo a sbieco,
convinci il Padreterno
a farlo 'sto teatro
in via dei Paradiso,
per tutti gli angioletti
che arrivano correndo...
So che ci riuscirai,
Luciano.
A Dio piacendo.
TESTIMONIANZA PELLEGRINELLI
Credo che il Festival di Padova sia per noi del Teatro Prova un po’ come una specie di zia, che a un certo punto, durante l’anno sai che andrai a trovare. E lei ti aspetta, con il suo pubblico generoso, attento, commosso, abituato a guardare. E quello sguardo chi è in scena lo sente. Sente che non è banale, che è curioso e sempre pronto a volare nella poesia e nella meraviglia. Così succede qualcosa di magico anche a noi: viaggiamo più volentieri e riscopriamo nei gesti e nelle parole ripetuti tanto spesso, mondi nuovi, un nuovo respiro e la voglia di continuare a raccontare… Grazie a tutti i bambini e ai grandi che pensano ai bambini e diventano “i costruttori” dei luoghi dell’incanto.
Carmen Pellegrinelli
TESTIMONIANZA ODA TEATRO
Il nostro Festival Nazionale del Teatro per i Ragazzi
Per prima cosa ci presentiamo: siamo la compagnia teatrale Cerchio di Gesso di Foggia, fondata da Carlo Formigoni, che opera nel campo del teatro di nuova tradizione e per le nuove generazioni dal 1991. Da tre anni al marchio Cerchio di Gesso si è aggiunto Oda Teatro, che è la struttura di trecento posti che la compagnia gestisce. Adesso, caro lettore, dirai: Facile credere in voi! e noi vi rispondiamo: “Oggi si, ma di certo non lo era quel lontano giorno in cui Renata Rebeschini e Luciano Castellani si recarono in una scuola di uno sperduto paesino del Tavoliere foggiano, nel cui corridoio, rappresentavamo Ivan, Cavaliere del Leone, per la regia di Carlo Formigoni”. Se sei pronto a stupirti concedici qualche minuto. Erano anni che il nostro organizzatore inviava richiesta di partecipazione al noto Festival di Padova ma mai avevamo avuto occasione di mostrare un nostro lavoro e “Proprio oggi, che siamo in una situazione che di teatrale non ha nulla, vengono a visionarci!” Lo spettacolo si tiene in un corridoio del secondo piano di una piccola scuola elementare. Comincia. I bambini sono seduti per terra, nelle aule contigue si svolge regolarmente l’attività scolastica, tra urla e bambini che strillano. I più discoli ricordano quel giorno come una delle giornate più divertenti della loro carriera scolastica, infatti la loro punizione, in seguito ad una marachella, di restare fuori dall’aula, si trasformò per magia, in una giornata di teatro. Da una aula una piccola bambina esce per recarsi alla toilette, che si trovava alle spalle dello spazio scenico. Che grande opportunità, per quella piccola, trovarsi, sia pure per un attimo, in scena, tra cavalieri duellanti e dame innamorate e via di corsa a riferirlo a tutta la classe, dando inizio ad una vera e propria processione di bambini tra la classe ed i bagni. Lo spettacolo viene comunque portato a termine tra la gioia e gli applausi del pubblico, ma il nostro organizzatore è di pessimo umore. Ecco il momento tanto temuto: gli organizzatori del festival che si avvicinano agli attori. Come spiegare loro le difficoltà che in alcuni paesini ci sono per rappresentare uno spettacolo! Renata Rebeschini esordisce con un: ”Bravi!” che si tradusse successivamente in un invito a partecipare al Festival! Caro lettore la partecipazione al Festival di Padova rimane una esperienza indimenticabile per una compagnia. Tutto sembra far parte di un meccanismo che negli anni ha raggiunto grande perfezione nell’accoglienza, nell’organizzazione e nella serietà professionale. Anche il pensiero di Luciano Castellani: “un teatro per bambini in ogni città” è entrato a far parte del nostro manifesto culturale. A lui si deve il grande successo della convention “È Vietato Uccidere la Mente dei Bambini”. Oggi il Festival è anche un’importante vetrina che dà possibilità di far circuitare gli spettacoli in altre piazze d’Italia. Tutto ciò rende il Festival un modello di riferimento nazionale per il teatro ragazzi. Non possiamo fare a meno di menzionare il meraviglioso pubblico di bambini, un pubblico caloroso ed esperto allo stesso tempo, che dopo ogni spettacolo viene ad abbracciarti e chiederti l’autografo, il vero premio del Festival. Il Cerchio di Gesso ha avuto la fortuna di ripetere l’esperienza per ben quattro volte. Caro lettore, utilizziamo la parola esperienza non a caso, perché quella che a Padova abbiamo vissuto ha contribuito ad arricchire il nostro lavoro. Cerchio di Gesso-Oda Teatro porta i suoi spettacoli in giro in tutta Italia ed il Festivaldi Padova, unico vero festival di teatro per ragazzi in Italia, è una tappa importante e di grande livello.
Caro lettore, tra la miriade di aneddoti appartenenti alla manifestazione ci teniamo a dirti che ci vantiamo di aver portato in scena, al Festival, il primo nudo “integrale” di uomo in uno spettacolo per bambini! Il cavaliere Ivan, in seguito alla sua perdita di senno, si ritira in un bosco e perde i vestiti. Precisiamo: l’attore rimane nudo ma vestito di un costume color pelle, e la sua “vergogna” altro non è che il dito di un guanto di gomma… immaginate le risate del pubblico!”. Caro lettore, ti chiediamo scusa se con delle semplici parole non siamo in grado di descrivere tutti i nostri ricordi e le nostre emozioni che caramente custodiamo nei nostri cuori. Cari Amici dell’Istituto, adesso ci rivolgiamo a voi. Il Cerchio di Gesso - Oda Teatro vi ringrazia sinceramente di averci offerto l’opportunità di scrivere alcune righe dei vostri 25 anni di storia. Sappiamo che state andando incontro a delle difficoltà ma vi preghiamo di lottare, con tutte le vostre capacità e ve lo chiediamo, a nome dei piccoli grandi spettatori del festival, affinché non si sentano traditi ed ogni anno un sorriso torni a splendere sui loro volti. Concludiamo ringraziando tutto quello che per noi è il Festival di Padova: l’istituto, il Centro Studi Calendoli, Ottavia Piccolo e Emanuele Luzzati direttori artistici dell’iniziativa, l’inarrestabile Renata Rebeschini, il cui carisma costituisce forma e sostanza del festival, Micaela Grasso sorridente sempre, anche nei momenti difficili, l’Orto Botanico per averci dato un pezzo di Giardino dell’Eden dove trovare la giusta concentrazione prima di ogni spettacolo, l’Isola di Caprera per averci deliziato con i sapori e la cortesia del Veneto, i Portici del Centro Storico per averci offerto riparo nelle giornate di pioggia, la Cappella degli Scrovegni per averci reso piccoli di fronte all’immensità di Giotto, Sonia per la sua compagnia, Chiara per i suoi mitici racconti, Maurizio per la sua simpatia, Mimmo, il gigante buono, per averci aiutato a scaricare un pezzo di scenografia pesantissimo, S. Antonio per averci protetto, il Teatro Antonianum nel quale di notte trovano riposo tutti i personaggi generati dalla fantasia dei bambini e che noi proporremmo come “Patrimonio della Città di Padova”, Fratel Peruzzo, il fratello gesuita, che sempre puntuale ci ha accolti con un dolce sorriso, gli Applausi dei Bambini che hanno ripagato gli attori dei loro sforzi, la Giuria, anche se non ci ha mai premiati… mai dire mai (ma è già un premio essere stati selezionati), ed infine colui che ci ha trasmesso il suo amore per il Festival e per la città di Padova, colui che un giorno di tanti anni fa, in quel freddo corridoio di una piccola scuola di un piccolo paese sperduto nella piana del Tavoliere, con un sorriso ci disse: “ Bravi, siete dei professionisti”.
Davvero, davvero grazie Luciano.
Compagnia teatrale
Cerchio di Gesso - Oda Teatro
TESTIMONIANZA CIRCOLO BLOOM
Era l’undici maggio del ’99, a Padova.
“…Vi parlerò di teatro che è la mia vita.
Mezzo secolo di vita.
50 anni che ho passato sulle tavole del palcoscenico e in questi 50 anni ho sempre cercato, con impegno vero, di capire che cos’è il teatro.
Quando ero molto giovane ero convinto che fosse una cosa complicatissima. Sui libri di scuola conoscevo nomi come Shakespeare, Pirandello, Goldoni ed essi avevano per me un fascino indefinibile, non dico strano, ma indefinibile.
Mi pareva che capire cosa volesse dire Shakespeare, poi anche scritto in questo modo così difficile…, o Molière fosse molto complicato, poi i professori ce ne parlavano con quella faccia serissima….
Quando sono cresciuto ho cercato di vivere facendo teatro, ho passato a volte anche 72 ore in palcoscenico per preparare una prima, ho fatto anche la fame facendo teatro, beh, succede...!
E lungo questo percorso, piano piano, ho cominciato a credere di capire qualche cosa.
Oggi non sono più un ragazzino e comincio ad avere il sospetto veramente di vedere qualcosa di comprensibile.
E vi dirò che ogni giorno che passa, facendo questo mestiere, lentamente i testi teatrali, le messinscena, i teatri, i pubblici sono diventati cosa consueta e mi sono reso conto che… il teatro non è una cosa seria!
È una cosa da vedere con assoluta mancanza di rispetto. Perché altrimenti non si capisce niente!
Il teatro è un mestiere, un artigianato nobile.
Il teatro è un divertimento!...”
Queste sono le parole di Luciano che il Circolo Bloom ha registrato in occasione del Teatroforum. Mi piace ricordare così Luciano utilizzando proprio le sue parole, testimoni dell’umiltà e dell’intelligente ironia che lo caratterizzavano. “Il teatro è divertimento” dice e come potremo non essere d’accordo, un divertimento da coltivare sin dalle scuole materne e non abbandonare più, proprio come ha fatto Luciano: a questo divertimento lui ha dedicato una vita con la passione e la convinzione che sapeva trasmettere in ogni momento e che insieme con il suo importante e prezioso lavoro rimarranno nel tempo e nella memoria.
Ciao Luciano.
Pietro Di Legami
Circolo Bloom
TESTIMONIANZA LEMETRE
Ricordo di Luciano
Certamente la nostra è delle compagnie più 'vecchie' del Festival. Abbiamo partecipato, nel lontano 1983 con lo spettacolo Le Avventure di Cipollino. La compagnia aveva ancora il nome Il Carretto di Marodian. Luciano Castellani, che ricordiamo tutti con affetto, era venuto di persona a Torino a selezionare il nostro spettacolo, l'avevamo invitato a pranzo nella casa di uno di noi, in un clima di informalità e di passione per il teatro. Poi ci sono state tante partecipazioni, compreso il premio, con CAPOLINEA e …
IL DOTTOR BOSTIK/ UNOTEATRO
Paola Lemetre
Ventuno anni fa approdavo per la prima volta al “Festival Teatro Ragazzi” di Padova. Come passa il tempo! Allora lo dirigeva Luciano (uso solo il nome per il profondo legame d'amicizia, di stima e di riconoscenza che mi lega a lui) da appena qualche anno e quindi con i problemi economici e logistici di un Festival appena nato, ma la sua passione, la sua voglia, la sua anima, il suo battersi fecero sì che in breve tempo diventasse uno dei più importanti appuntamenti dì Teatro Ragazzi in Italia. Nel susseguirsi degli anni a Padova ci sono tornato molte altre volte e l'impressione è sempre stata quella di vedere questo Festival crescere qualitativamente, ma di rimanere sempre fedele a quell'umiltà e umanità insite proprio in Luciano, dove la Compagnia ospite è al centro dell'attenzione dal momento dell'arrivo fino alla partenza. Da qualche anno, purtroppo, Luciano non c’è più, ma ha lasciato in eredità la sua anima a Renata e Micaela che con la stesso tenacia e professionalità continuano a mantenere in vita il Festival - e di conseguenza Luciano - dove invece in altre situazioni analoghe venendo a mancare il motore tutto finirebbe in breve tempo. Loro hanno saputo e voluto con grandi sacrifici portare avanti questo magnifico evento autunnale riuscendo addirittura ad aumentare il pubblico presente agli spettacoli (cosa non da poco visti i tempi di crisi). Queste mie poche righe sono la premessa per ringraziare chi si dedica con così tanta passione a mantenere viva un'arte che sempre più è relegata al ruolo di “Cenerentola” dello spettacolo. Grazie di cuore e BUON COMPLEANNO FESTIVAL!!!
Franco Lupi VIII
TESTIMONIANZA KIBEL
A proposito del Festival
Conoscevo il Festival Nazionale del Teatro per i Ragazzi da alcuni anni, avevo avviato uno scambio di lettere con Luciano, non ci conoscevamo, ma dopo vari rimandi ed esitazioni, finalmente è venuto a vedermi a Isola della Scala, vicino a Verona, con Renata Rebeschini. Reazione entusiasta, “sei una vera artista, sono proprio contento di invitarti”. Così ho partecipato per la prima volta al Concorso. Era un anno veramente tragico, il 2001, in novembre. Se il mondo intero era sotto choc dopo l’attacco aereo a New-York, il mondo del concorso padovano era sconquassato da un altro dolore devastante, la scomparsa improvvisa di Luciano, anima portante del Festival. Renata telefonò alle Compagnie spiegando, tra le lacrime, che non avrebbe lasciato cadere il progetto. Per la prima volta il Festival si sarebbe svolto senza di lui. La determinazione di Renata e Micaela sembrò a tutti un miracolo di coraggio e di speranza. Noi, artisti e compagnie, eravamo piuttosto sconvolti di entrare a piè pari in un contesto così doloroso, dentro una ferita aperta, che non era solo la ferita privata di Renata e Micaela, ma era un vuoto nel panorama culturale della Città e del Teatro-Ragazzi in generale Ma tant’è, la rassegna ha avuto un successo enorme, confermando e superando le adesioni degli anni passati sull’onda dell’emozione legata al lutto, poiché il pubblico ha voluto stringersi intorno al teatro orfano. Questo è stato il premio al coraggio e alla tenacia di Renata e Micaela. Il modo migliore di tenere vivo Luciano è stato proprio questo, continuare il Festival anche negli anni successivi, pur tra mille difficoltà, ma con un seguito di pubblico sempre fedele ed entusiasta. Renata e Micaela e tutto lo staff di collaboratori ce l’hanno fatta. Io che posso dire, commediante dei piedi? Dopo averle conosciute in un frangente così tragico, aver visto con i miei occhi i loro sentimenti messi a nudo… non poteva non nascere un rapporto speciale che è andato oltre l’ambito professionale, una vera amicizia che continuerà dentro e fuori i teatri. Ci siamo consolate, divertite, consigliate, abbiamo condiviso amicizie, emozioni, regali, progetti. Penso che il Festival che continua sia un grande regalo sia per i cittadini di Padova che per il Teatro-Ragazzi e per quanti vi operano e vi assistono.
Laura Kibel
TESTIMONIANZA EVANDRO E SILVAGNI
Peter Pan e l’isola che non c’è (o forse sì)
“Tutti i bambini, tranne uno, crescono.”
Da sempre questo meraviglioso esordio del romanzo di Barrie lo abbiamo sentito in stretta relazione con il Festival di Padova. Un festival… di altri tempi, un festival… ingenuo, un festival… immaturo. Un festival di teatro ragazzi tra i più vecchi d’Italia, che non vuole crescere. Non un festival per bambini quindi, ma un festival bambino. Il teatro per ragazzi negli ultimi quindici anni è cresciuto è diventato adulto consapevole delle sue grandi doti, delle sue capacità organizzative, della sua intelligenza, delle sue potenzialità economiche; siede a tavola con i grandi già da un po’ e sa bene come comportarsi. Un adulto che sa come và la vita: da tempo, forse a malincuore (all’inizio) ha abbandonato il suo essere indifferente alle logiche dominanti, il suo divertirsi saltando nelle pozzanghere, il suo maledetto vizio di dire le cose come stanno. È cresciuto. Anche lui prima voleva arrivare all’isola che non c’è, ma ora non lo ricorda più, non ha tempo, ci sono le cose serie: c’è da pensare al Fus, al borderau, all’amministrazione, ai contatti, alle recensioni; oramai c’è dentro, oramai è cresciuto, oramai è adulto. Il FESTIVAL di Padova è grande, ma non è un adulto. È un festival bambino che è fiero della sua purezza, del suo schietto divertimento, della sua sincerità. Un giorno di molti anni fa incontrammo due persone. Avevano fatto molta strada per vedere il nostro spettacolo. Ci stupirono per la sollecitudine, la cura, l’attenzione con cui portavano avanti il loro impegno: visionare e scegliere spettacoli per un Festival di teatro per ragazzi tra i più antichi d’Italia. Li conoscemmo, ci conoscemmo. Lei bella e brillante, lui raffinato e appassionato. Così ha avuto inizio la nostra esperienza al Festival: con Renata, Luciano e poi con Micaela ed il suo sorriso, le premure e gli affetti di tanti collaboratori, la calda ed attenta accoglienza di un evento teatrale quasi unico in Italia. Perché di festival ce ne sono tanti ma tutti adulti. Invece è bello sapere che ancora qualcuno prende il tuo spettacolo perché gli piace e… basta. Perché pensa che piacerà ai ‘suoi bambini’; è bello sapere che ci sono persone che fanno migliaia di chilometri per vedere e scegliere degli spettacoli che saranno presentati in autunno ai bambini del festival bambino. Solo un festival bambino riesce a fare dell’ospitalità e dell’accoglienza un rito, da celebrare ogni anno con vecchi e nuovi amici. I nuovi amici scoprono inaspettatamente che c’è un tempo e un luogo in cui il teatro è di nuovo rito: una comunità in attesa, un evento che si celebra, un incontro di persone, visioni, emozioni. Noi vecchi amici ritroviamo luoghi e palchi e spettatori che ricordano anno per le anno i tuoi spettacoli e le loro emozioni, rintracciandole nel tuo viso e nella tua voce. E ti senti improvvisamente nell’isola che non c’è .
Per la cooperativa Teatro Lanciavicchio
Stefania Evandro e Antonio Silvagni
TESTIMONIANZA TEATRO LE MASCHERE
"Nel 1998, alle mie prime esperienze nel mondo del teatro, e soprattutto del teatro-ragazzi, ricevetti la telefonata di un uomo gentile e deciso che mi raccontò delle iniziative dell'Istituto di Sperimentazione e Diffusione del Teatro per i Ragazzi, del Festival del Teatro Ragazzi di Padova e dei risultati conseguiti come affermazione di tali istituzioni grazie al lavoro costante presso gli enti locali e alla ricerca continua e lo studio dedicati al "mondo" del teatro ragazzi.
Quell’uomo gentile, innamorato del teatro per i ragazzi e del proprio lavoro, era Luciano Castellani.
La nostra Compagnia Talia, che a Roma da ormai 14 anni si dedica al teatro ragazzi con il proprio Teatro Le Maschere, fu una di quelle scelte per il Festival di quell’anno che era anche il diciottesimo di tale iniziativa. Io, Franca Fagan, che di Talia mi occupo dell'organizzazione, e soprattutto Carla Marchini, iniziatore e proprietario (nonché direttore artistico) di Talia e del Teatro le Maschere, fummo invitati insieme agli attori ed ai tecnici della nostra compagnia che avrebbe rappresentato IL PESCIOLINO D'ORO, la fiaba tradizionale russa adattata per il teatro dal regista Italo Nunziata. Oltre a tutte le autorità conoscemmo Renata, la meravigliosa collega di Luciano che con lui lavorava in tandem con lo stesso entusiasmo e Micaela, la brillantissima, rapidissima, efficientissima e bellissima fanciulla veneta giovane e già espertissima nel "how to do". Partecipammo ad una cena piena di autorità... e poi sempre con estrema cortesia, senso dell'ospitalità e capacità organizzativa egregia potemmo rappresentare il nostro spettacolo al Teatro Antonianum. Da allora la nostra compagnia fu invitata molte altre volte e così i bambini di Padova e la giuria del Festival poterono assistere a "Pelle d'Asino", la trasposizione della fiaba di Perrault diretta da Riccardo Diana, "I tre omini del bosco" la fiaba dei Grimm scritta e diretta da Franco Mescolini ed altri fino alla nostra "Turandot", la brillante messa in scena di Gigi Palla ispirata all'opera lirica di Giacomo Puccini. Evidentemente "i piccoli spettatori" sono rimasti entusiasti dell'ambientazione, di quei costumi colorati e fantasiosi, dalle scene divertenti e di quelle struggenti del nostro spettacolo, e soprattutto di Ping Pong, di Turandot la principessa di ghiaccio, e di Liù... che "non regge più"... tant'è che - finalmente - vincemmo l'ambita e bellissima ROSA d'ORO che ora campeggia illuminata e lucente all'interno della vetrina del nostro teatro LE MASCHERE... Grazie a tutti voi, grazie al vostro fervido entusiasmo e alla vostra caparbietà nel portare avanti un progetto onesto ed affascinante, soprattutto in questo mondo difficile di “non onesti” e “non affascinanti”... e su tutto un pensiero caro per quel signore che non mi lesinò la sua esperienza e il suo contributo.
A presto, care Renata e Micaela.
Carla Marchini, Franca Fagan, Ivanka Gasbarrini e Giuseppe Convertini, Roberto Pietrangeli, Gigi Palla, Gabriella Praticò, Riccardo Diana, Maria Toesca, Camillo Grassi, Barbara Abbondanza, Stefania Iattarelli e tutti del Teatro Le Maschere
TESTIMONIANZA CAMPLI SAN VITO
Ci sono luoghi che lasciano un segno: un fenomeno raro, dovuto alla capacità di chi ci vive di rendere magico un incontro o più semplicemente di corrispondere il proprio sé con lo spazio che
occupa in un preciso momento storico-culturale... Renata, Micaela e tutti i loro collaboratori riescono ogni volta a farti sentire a casa perché amano il Teatro senza retorica, lo vedi nelle scelte che fanno e nel modo di tenere un teatro che è sempre pulsante, pieno di partecipazione e soprattutto, con un pubblico vivo che sostiene il loro "Fare".
Grazie da Marco di Campli San Vito
TESTIMONIANZA RENZI
Teatri Comunicanti - Eventi Culturali
Porto Sant’Elpidio
Nel 1988 la nostra era una giovane e per molti versi inconsapevole compagnia, avevamo fatto il nostro primo spettacolo nel 1978 con un faro da 1000, uno da 500 e una quarzina anch’essa da 500, nessuna scuola, nessuno che ci avesse raccontato cosa fosse il mercato, le sue regole, i suoi trucchi, solo tanta voglia di fare. Da dieci anni bussavamo a tutte le porte di tutte le case e nessuno rispondeva, nessuno voleva neanche guardare di quale merce eravamo portatori. Quando oggi vedo giovani ragazzi di colore trascinare quei grandi bazar ambulanti e pazientemente suonare ai campanelli delle case, ripenso a quei periodi e per certi versi ne colgo diverse similitudini. Luciano Castellani fu uno di quelli che aprirono la porta, osservò le mercanzie di cui era colma la nostra borsa\bazar e con l’eleganza che gli era propria dette la sua risposta. L’anno successivo Luciano prese il nostro “Guerin Meschino” al suo Festival, lo spettacolo vinse il premio per il Teatro d’Attore e quella fu una spinta straordinaria, da allora le mirabolanti avventure del cavaliere alla ricerca della propria identità sono state raccontate altre 400 volte, dalla cima al fondo dello stivale, e ogni giorno, nel retro del teatro, quando lo spettacolo sta per avere inizio, un pensiero va a Luciano Castellani. Quella “pacca” sulla spalla ha prodotto un effetto a cascata che non si è più fermato, da allora abbiamo prodotto altri venti spettacoli, dato vita a festival, rassegne, libri, progetti, idee, incontri, posti di lavoro, abbiamo semplicemente fatto il nostro cammino, ma senza quella spinta tutto quello che ne è seguito forse non ci sarebbe stato. Luciano Castellani per noi rappresenta questo, un punto di riferimento, un approdo, un uomo che ha aperto la porta della propria casa e ci ha ascoltato. Quando nel 1990 varammo la prima edizione del Festival di Porto Sant’Elpidio al suo prezioso insegnamento pensammo e nelle edizioni immediatamente successive inserimmo nel programma quello che ancora oggi è il “Premio Otello Sarzi, Nuove Figure del Teatro”, dedicato alle giovani compagnie di teatro per ragazzi in Italia, per offrire loro un punto di ancoraggio, un momento di confronto e di conforto, per dare ristoro, nella consapevole certezza che il cammino intrapreso è durissimo e che un gesto di amicizia e di solidarietà può fare molto. Luciano Castellani ha lavorato per dare dignità al teatro per i ragazzi, ha creato il Festival storico per questo genere teatrale, ha creato un centro studi e di documentazione, operando affinché tutti noi, che questo mestiere facciamo, acquisissimo la consapevolezza e l’importanza del lavoro svolto. Si è battuto per la diffusione del teatro per i ragazzi, per l’educazione del giovane pubblico a questa forma d’arte decisiva nella cultura occidentale, si è battuto contro tutto e tutti affinché i giovani andassero a teatro con i loro genitori e non “intruppati” nelle repliche scolastiche, si è battuto perché la sala fosse perfetta al momento dell’apertura e nessuno tecnico o attore si fosse mai permesso di uscire da un lato del sipario, ha lottato affinché il teatro per i ragazzi acquisisse il rigore e l’importanza di qualsiasi altro evento di teatro. Luciano Castellani ha agito lontano dagli intrecci e dalle strategie, è stato veramente una voce fuori dal coro, una voce troppo presto dimenticata, una voce che ha detto tanto e che oggi ha ancora molto da dire. L’eredità che ha lasciato è pesantissima e al contempo scomodissima, proprio per questo non sarà facile portare avanti il suo lavoro. A Renata e Micaela auguro di trovare la forza e la lucidità necessarie affinché l’insegnamento e il tenace lavoro di Luciano non vadano perduti.
Marco Renzi
TESTIMONIANZA FRACASSI
Care Renata e Micaela,
sono felice di poter festeggiare con voi il venticinquennale del Festival che sento anche un po’ mio. Sono venuto a Padova sempre con molto piacere. L’atmosfera del Festival di Padova è sempre stata differente da quella che si sente in tutte le altre manifestazioni teatrali italiane per l’infanzia. A Padova ho sempre avuto modo di respirare un’aria più pacata, più familiare, sarà stato forse per la vostra cortesia, per la dolcezza con cui ci avete sempre accolti, ma posso testimoniare di non essermi mai sentito ospite estraneo. E poi a Padova c’era Luciano, uno fra i più colti e intelligenti uomini di teatro italiani: come dimenticare i suoi occhi furbi, i suoi modi raffinati, le pacche sulle spalle, i consigli, i rimproveri. So che per voi oggi è un po’ più difficile e non solo perché non c’è più Luciano. So che la realtà nella quale siete costretti a lavorare vi impedisce di programmare l’attività con l’opportuna tranquillità. Sono però convinto che, anche con l’aiuto di Luciano dall’alto, l’attuale fase di difficoltà sarà presto superata e festeggeremo insieme nel miglior modo quest’anniversario. E ricordatevi che non vorrò mancare al cinquantesimo né al centesimo!
Con affetto.
Mario Fracassi
Florian Teatro - Pescara
TESTIMONIANZA NICOLI
La prima volta che partecipai al “Festival Nazionale del Teatro per i ragazzi” fu in una delle prime edizioni con lo spettacolo “La lampada di Aladino” testo e regia di Umberto Verdoni. Erano anni in cui noi stessi muovevamo i primi passi nell’ambito del Teatro ragazzi sotto la guida di un attore esperto e capace come Umberto. Ecco noi lo chiamavamo per sintesi “Teatro ragazzi” come per riferirci a una tipologia teatrale. Il Festival di Padova era “per i ragazzi”. Ci fu una cosa che mi colpì immediatamente: che i promotori della manifestazione riuscissero a organizzare tre repliche per le famiglie di ogni spettacolo in concorso: il sabato pomeriggio, la domenica mattina e pomeriggio. Una replica alla domenica mattina sembrava una proposta irrealizzabile ed invece era molto partecipata e spesso quasi esaurita. Non interessava organizzare repliche per le scolaresche. La loro scommessa era abituare i bambini e i ragazzi a scegliere di andare a teatro portandosi appresso i loro genitori e non viceversa. E la scommessa fu vincente già dalle prime edizioni. Era forse l’unica realtà in Italia in grado di offrire una stagione di teatro per i ragazzi vera e propria. Ho un ricordo particolare di quella prima volta. Al termine dello spettacolo, quel signore che organizzava il Festival voleva che gli attori si concedessero ai piccoli spettatori. Io, che allora interpretavo il ruolo di Aladino, ero restio, un po’ per timidezza, un po’ perché ritenevo che questo togliesse ai piccoli spettatori un po’ della magia dello spettacolo. Ma non c’era niente da fare: quella furia di uomo ci spronava e invitava i bambini a toccarci, a chiedere autografi; esigeva che i bambini potessero incontrare i loro eroi. Quell’uomo era Luciano Castellani che in seguito imparai ad apprezzare e a stimare e oggi so che la stima è stata reciproca. Quanta passione per il “suo” Festival e quanta passione per il Teatro. Soprattutto per quel teatro artigianale fatto di gente che lo spettacolo lo costruiva tutto pezzo per pezzo: quello per lui era il vero teatro. E il teatro per i ragazzi era proprio così: non viveva di sovvenzioni, non era fatto da attori che si limitavano a recitare una parte ma da persone che si costruivano le scene, confezionavano i costumi, montavano e smontavano le scene prima e dopo la recita. Luciano era un ospite perfetto, forse conoscendo la fame atavica degli attori ti accompagnava con orgoglio al ristorante e successivamente anche in qualche osteria tipica, il sabato sera quando la prossima replica non era incombente. Ma se il pranzo era nell’intervallo tra una replica e l’altra si preoccupava che si mangiasse bene, come sempre, ma non in modo eccessivo. Voleva, esigeva che tutto andasse nel migliore dei modi: ogni cosa al suo posto e gli attori in ottima forma. Non so se fosse così con tutti, con noi sì. Ed era anche questo un segno di stima e di affetto, un affetto quasi paterno. Ci credeva veramente che il Festival avrebbe educato e preparato il pubblico di domani e per questo vennero ideate alcune iniziative molto significative: il premio “Rosa d’oro” consentiva al pubblico dei piccoli spettatori di essere fondamentale nello stabilire qual era lo spettacolo più gradito esprimendo, di volta in volta, un voto su ogni singolo spettacolo; ma i bambini vennero chiamati anche ad esprimere dei giudizi valutativi, scrivendo dei piccoli componimenti critici; si introdusse un altro concorso, quello delle tesserine d’oro, invitando i bambini a produrre dei disegni a tecnica libera sugli spettacoli e sul festival. Tutto questo rendeva veramente protagonisti di questo magnifico evento i bambini stessi creando fra loro un grande entusiasmo. Quello stesso entusiasmo che caratterizzava la sua anima. Qualche anno dopo, nel 1991, ho avuto modo di partecipare al Festival come regista di uno spettacolo. In quella occasione vidi la soddisfazione di Luciano mentre i bambini entravano a frotte in sala a prendere posto in un luogo a loro già familiare e tanto desiderato. Aveva una parola e un sorriso per tutti, era al loro completo servizio, perché:
Teatro è un incanto Semina favole,
di gesti cantati, raccoglie sorrisi.
parole colorate Teatro è allegria
emozioni che risuonano. è gioia in compagnia.
Il Teatro scava un solco Il Teatro bambino
nella nostra mente terra è una gioia che schiocca,
come fa un aratro molle è un suono campanellino
in un campo cuor contento. che nell'animo rintocca.
Massimo Nicoli
TESTIMONIANZA LUPI
RICORDI…
…E siamo arrivati a 25… sono molto contento di poter dare il mio personale contributo in ricordo di una persona veramente speciale e importantissima non solo per la Città di Padova ma sicuramente anche per tutti coloro che hanno avuto il piacere e l’onore di conoscere. Avendo partecipato a tre Festival, oggi è bello arrivare a Padova e sentirsi un po’ “come a casa”. Certo… penso che l’Organizzazione del Festival di Padova, oggi magistralmente guidata da Renata, Micaela ed il loro staff, sia tra le più ospitali al mondo, e sicuramente si sente e si respira l’impronta “signorile” lasciata in eredità da Luciano. Essere al Festival non vuol dire solo “gara”, o “fare gli spettacoli”, ma tutto il contesto è importante, quasi magico: dall’arrivo, il venerdì, alla partenza, la domenica dopo lo spettacolo delle 17.00, dagli autografi per i bambini, alla sala sempre stracolma di gente, agli applausi interminabili. Per chi fa questo mestiere, è importante trovarsi al centro di una manifestazione che “funziona”, dove si sente il calore del pubblico, dove le famiglie sono “educate” al Teatro per Ragazzi, dove i genitori spengono il telefonino e fanno silenzio durante la rappresentazione. Luciano Castellani… l’ho conosciuto alle 18.00 di un venerdì davanti al Teatro Antonianum e di lui ho un ricordo molto bello.. Era il 1998, partecipavo per la prima volta al Festival, ed ho molto nitide le immagini di quei giorni, anche perché vincemmo la “Rosa d’Oro”. Presentammo “Il castello incantato”, la mia prima produzione da solista… In compagnia, oltre a me, c’era mia mamma, mio fratello Franco e mia sorella Patrizia. Alle 20.30 a cena puntuali al mitico “Isola di Caprera”; con Luciano si parlava di teatro, di spettacoli… era curioso… voleva sapere tutto sulla mia famiglia, sui miei avi, sui due secoli di storia della dinastia e sul modo di vivere il Teatro Ragazzi a Torino … La domenica sera, quando ci salutammo, Luciano mi disse: “… avete un punteggio molto alto… per ora siete primi… potreste anche vincere…” Da quel momento, ogni lunedì mattina per le sei settimane successive, fu un appuntamento fisso, al telefono, ed ogni volta sempre la stessa frase “… Lupi, siete ancora primi…” e così via fino alla telefonata definitiva: “… sono Luciano Castellani da Padova…. (pausa) … AVETE VINTOOO !!!...” Che soddisfazione… ancora oggi quando penso a quel momento sono molto felice e quando ripenso ai miei successi personali ed ai traguardi della vita, il Festival di Padova è uno di quelli…
Grazie Renata e Micaela, che continuate l’avventura…
Buon Compleanno Festival
Ciao Luciano…
Maurizio Lupi
TESTIMONIANZA MONETTA E SALVATORE
Se le favole sono il luogo di tutte le ipotesi, come scriveva Rodari, ebbene lo è principalmente il Teatro. Il Teatro è disciplinante, non sempre lo è lo spettacolo. Lo spettacolo è sin troppo presente.
In un mondo sempre più attento ai frazionamenti territoriali, solo il Teatro può indirizzare un "serio" sberleffo a chi crede di essere "puro". I ragazzi devono frequentare il sano luogo dei sensi: la scena in azione. Un festival ormai storico come quello di Padova, che porta le firme dei suoi indimenticabili creatori il prof. Giovanni Calendoli e il M° Luciano Castellani, è parte della crescita civile non di una città o di una regione, bensì dell'intera nazione. Abbiamo partecipato a più edizioni del Festival avendo la gioia di vincerne alcuni, ma l'agone drammatico è un grande pretesto per portare a perfezione un prodotto sempre, fortunatamente, imperfetto e impuro...perché, come diceva Raffaele Viviani è " umano umano"... Il grande Etienne Decroux scriveva: IL GIARDINO DELLE BELLE ARTI NON È UN ORTO. È vero! Verissimo! A cosa serviamo con il teatro? Cosa produciamo? Niente! Solo foglie e fiori. Ma i fiori colorano e profumano il nostro cammino e i nostri pensieri, mentre le foglie ci fanno respirare. L'umanità respira solo se ci sono le foglie!
Auguriamo a Renata e Micaela di continuare e perseverare ancora con il gesto accorto e materico del giardiniere... fatto di terra, di acqua, di semi, di spine, di radici, di petali...
Michele Monetta e Lina Salvatore
TESTIMONIANZA SORICELLI
IL FESTIVAL di PADOVA
Mi è stato chiesto se avevo voglia di scrivere un ricordo, un’impressione, qualcosa; i ricordi sono davvero tanti (5 anni di festival!) e tutti belli, ma ce n’è uno in particolare che continuerò a raccontare. Avevo sentito parlare molto del Festival di Padova, e quasi per gioco avevo inviato la richiesta per una nostra eventuale partecipazione… “Figurati se prenderanno il nostro spettacolo, sarà l’ennesimo Festival cui inviamo il materiale, per giunta questi vogliono vedere anche lo spettacolo.” Dopo un po’ di tempo, una mattina: “Pronto sono Castellani del Centro Studi Calendoli: siamo interessati al vostro Calibano e vorremmo sapere dove possiamo visionare lo spettacolo.” – “Mi dispiace ma non abbiamo date nel Nord Italia in questo periodo, la prossima data è da noi a San Giorgio del Sannio in provincia di Benevento.” – “Non è un problema, potremmo venire anche da voi.” – “Ok lo spettacolo ci sarà il…”. Chiudo il telefono: “Figurati se vengono fin qui a vedere il nostro spettacolo!” Passa il tempo e dimentico completamente la conversazione con Padova. La sera della fatidica data ci apprestiamo a rappresentare lo spettacolo, molto pubblico, giochiamo in casa, un po’ di amici che vengono a salutarci e a un certo punto Claudio, il nostro scenografo/tecnico, dice: “Mimmo, ci sono due persone di Padova che vogliono salutarvi.” – “E chi sono…” – “Bho, hanno detto di voler parlare con voi.” – “Va bene, accompagnali qui (ragazzi ci sono due di Padova che vogliono salutarci, sapete per caso chi sono?” – “Bho? Di Padova?” – “…Cavolo, non è possibile sono venuti fin qui!!!???” – “Mimmo chi sono?” – “Dopo vi spiego.” E da lì è cominciato tutto!
Cinque partecipazioni al Festival.
Un Premio Città di Padova nel 2002.
Un Premio Rosa d’Oro nel 2003.
Diversi spettacoli venduti grazie ai premi.
Mimmo Soricelli
Teatro Eidos
TESTIMONIANZA PERNICH
UN RICORDO DI LUCIANO CASTELLANI
Quante cose mi ha insegnato Luciano con quel suo modo brusco e insieme affettuoso! Questo è il ricordo più forte che ne ho. Assieme alle discussioni tra me, vecchio uomo di sinistra, e lui che mi diceva che “a Padova si è nel ventre della ‘balena bianca’”. Aveva un modo tutto suo di credere nelle persone e nei progetti, un modo senza concessioni né dolcezze con la consapevolezza antica della durezza della vita e un modo antico e stoico di affrontarla ma nello stesso tempo un modo senza cedimenti, determinato e tenace, capace di attendere e di spingere e stimolare alla ricerca e alla crescita. Il primo incontro è stato in un pomeriggio di giugno a Monza col sole e il primo spettacolo professionale che avevo firmato come regista –Un the con Alice- ai giardini della Villa Reale. Ricordo ancora quando, trepidante alla fine dello spettacolo, attendevo un suo parere e lui a mezza voce disse “ma come hai fatto a fare una regia così?” lasciandomi letteralmente interdetto. Naturalmente non avevo capito se era un giudizio positivo o negativo. L’ho capito un po’ di tempo dopo quando fummo ammessi a quella edizione del festival! L’altro ricordo risale a un po’ di anni dopo, quando ormai la nostra amicizia era consolidata e lavorammo per qualche tempo alla possibilità che io gli scrivessi un testo per la nascente Compagnia della Gran Guardia. È un ricordo difficile, perché fu una delle pochissime volte in cui non ci intendemmo o non trovammo un punto di mediazione e forse proprio per questo è un ricordo che mi è caro. La nostra amicizia non è mai stata l’appiattirsi dell’uno sull’altro ma ha sempre trovato nella dialettica della discussione la sua linfa e il suo “luogo” mentale ed emotivo. Vedere cosa Luciano ha creato -ricordo la prima volta che orgogliosamente mi ha mostrato la nuova sede dell’Istituto!- per me oggi è uno stimolo a costruire e a costruire per domani per lasciare dopo di me senza paura di spendermi fino all’ultimo fiato e all’ultima energia. Credo in questo di raccogliere la mia parte dell’eredità di Luciano: l’eredità dell’onestà intellettuale, della fede nel proprio lavoro, dell’arte compromessa con la società come viatico e del costruire come “riempire granai contro l’inverno dello spirito che da molti segni sento arrivare” (l’ha detto Simon Weil ma potrebbe averlo detto Luciano!). È per questo che oggi il Teatro ARCA a Milano esiste e faticosamente si sta affermando con una sua fisionomia e identità. Luciano è tra i nostri numi tutelari tra gli “dei della casa” come li avevano forse non ingenuamente gli antichi.
Marco M. Pernich
TESTIMONIANZA SALVO
Nel nostro panorama di cultura di morte in cui è stata fatta tabula rasa di tutti i valori, noi del Piccolo Teatro di Catania pensiamo che il recupero e l’attenzione permanente verso il bambino è vitale e fondamentale. Il potere politico, in forma scoperta ed occulta, ha operato una permanente e sistematica distruzione dell’uomo. Bisogna reinventare l’umanità per ricostruire lentamente una società. Questa disperata esigenza si identifica per noi in due momenti: la scoperta quotidiana del “bambino” e un’attenzione fondamentale nei confronti della formazione. Questa premessa ci consente di esprimere la gioia con cui abbiamo accettato l’invito degli amici del Festival dei Ragazzi di Padova, al quale abbiamo partecipato con due spettacoli : “La Sirenetta” e “Hansel e Gretel”, entrambi nella drammaturgia di Domenico Carboni. L’attenzione e l’entusiasmo del giovane pubblico, oltre ad essere per noi gratificante, ci ha dato la misura dell’impegno e dell’amore con i quali gli organizzatori del Festival hanno operato. Il pubblico (sia di adulti sia di ragazzi) va formato giorno per giorno, con una frequentazione continua, con una competenza sempre più selettiva, senza mai indulgere nelle scelte, senza mai perdere l’unità culturale delle proposte. E in tale direzione il Festival si muove rappresentando un prezioso contributo organizzativo ed artistico al servizio dei ragazzi. Per questo straordinario lavoro quotidianamente svolto, ci sentiamo di offrire la nostra complicità e la nostra ammirazione, insieme al ringraziamento per questo dono di civiltà che il Festival continua ad offrire alla collettività.
Gianni Salvo
Piccolo Teatro di Catania
TESTIMONIANZA SANDIAS
C'erano una volta dei giovani amici pieni di storie da raccontare: le raccontavano in punta di penna, in punta di piedi, a bassa voce.Raccontavano le loro storie a tutti, timidamente, con tanta voglia di farsi ascoltare e con il timore di non riuscire. Molti bambini correvano ad ascoltarli, e si sa, dove le storie incontrano la fantasia dei bambini è subito magia... ma a loro non bastava, volevano diventare "cavalieri delle storie da raccontare", volevano un cavallo per andare lontano, e un castello dove abitare. Chi poteva investirli di quel titolo che tanto sognavano? Sentirono parlare di un mago e una fata, che vivevano su, nelle terre del nord, lontano lontano, in un luogo fantastico e incontaminato che avevano creato loro, e dove tutti i raccontafiabe più sinceri, puri di cuore, si radunavano, e si raccontavano, e regalavano i loro sogni ai bambini... Ma come farsi conoscere, come arrivare lì, nelle terre del nord, in quel luogo fatato? A volte i desideri si realizzano se solo si ha il coraggio di esprimerli, e a loro bastò semplicemente invocarli, e quel mago e quella fata, dopo aver percorso tanti e tanti chilometri li raggiunsero giù, nelle terre del sud, e ascoltarono le loro storie, li guardarono giocare con le parole e con i gesti, e si divertirono, li incoraggiarono... quei giovani amici erano emozionati ed anche un po' impauriti, vivevano quell'incontro divisi a metà tra la voglia di dimostrare e il timore reverenziale, ma quando il mago e la fata li invitarono nel luogo fantastico, fu subito gioia, emozione, voglia di avventura: e da quel giorno sono cresciuti, perchè grazie al mago ed alla fata hanno imparato a credere in se stessi, hanno urlato le loro storie con tutto il fiato che avevano nei polmoni, così che in tanti hanno potuto ascoltare. Anche adesso continuano ad urlare, dando un po' di fastidio a chi nelle fiabe non ci vuole credere… ma va bene così… senza qualche ostacolo che avventura sarebbe? Il Festival, Luciano, Renata, ci hanno dato la possibilità di un confronto reale e sincero con il nostro lavoro. Ci hanno dato fiducia, conferme, coraggio. Dopo averli conosciuti il nostro approccio con gli altri è cambiato, la nostra attività è cresciuta ed il nostro entusiasmo non si è fermato. Mai. Per questo ad ogni nuovo spettacolo, ogni nuova avventura, ogni risultato raggiunto, il nostro pensiero vola a loro. Meno male che c’è quel luogo fantastico INCONTAMINATO!
Grazie.
Roberta “La Mansarda”
TESTIMONIANZA SICURELLA
Che dire dei miei ricordi .... Partecipai un paio di volte al noto Festival di Padova del Teatro Ragazzi... e d'istinto ricordo gentilezza, cortesia, amore... una vitalità artistica che mi ha fatto innamorare subito di quella bellissima situazione e che mi ricorda purtroppo quello che in gran parte dell'Italia non esiste più "LA VITA". Il Teatro è morto, sta morendo o vuole cercare di rinascere? Mi auguro che voglia rinascere e ricordare Luciano mi fa venire voglia di combattere ancora di più perchè il Teatro prepotentemente entri con maggior forza nei nostri cuori per raccontarci la vita.
Aldo Sicurella
Teatro Instabile Paulilatino (Or)
TESTIMONIANZA BARBIERI
Quando Peter Pan portò Wendy nell’Isola che Non C’è lo fece nell’intenzione di trovare una mamma che raccontasse le storie a tutti i ragazzi smarriti che la abitavano. E l’Isola che Non C’è continua ad alimentare la fantasia e il richiamo di un luogo di eterna fanciullezza, abitato da orfani chiassosi e affamati di storie al quale risponde il bambino eterno che c’è in ciascuno, al di là dell’età mortale. È in questa mappa che colloco il Festival di Teatro per Ragazzi di Padova: un atollo nel quale l’idea dell’infanzia si rinnova annualmente attraverso il fare e il narrare di cantori e attori. Se è vero che i bambini sono fatti di fiabe, che le storie salvano la vita, che la fantasia è il pane dell’anima, allora questo è un posto davvero magico. Reale e magico. Fuor di metafora: sono vent’anni che conosco il Festival, grazie all’incontro con Luciano, Renata e Micaela. Che assisto e partecipo al rinnovarsi del desiderio di tenerlo vivo, vero, vicino al suo pubblico. Un pubblico fedele e affezionato, che riempie ogni volta la sala desideroso di entrare nel sogno della scena. Un pubblico dove genitori e bambini divengono pari agli abitanti dell’Isola che Non C’è, con gli occhi sgranati e le labbra socchiuse, rapiti dalle fiabe di sempre rinnovate da Wendy. Si diventa tutti un po’ orfani a teatro, per ritrovarsi stretti e vicini in quell’abbraccio che è l’evento comunitario e fantastico dello spettacolo. Incontrare il pubblico e raccogliere le sue emozioni e piogge di battimani e grazie e ancora grazie, è il regalo più bello per chi ha la fortuna di fare tappa qui. Un pubblico che conosce la forza e il potere del teatro, soprattutto quello per l’infanzia. Nonostante la tv. Nonostante la playstation. Nonostante il chiasso della babele di messaggi e di mode a ritmi ultraveloci. La scommessa del Festival mi sembra sia stata da sempre quella di restituire il tempo lento dell’incontro in uno spazio fantastico, protetto, ben accudito, custodito. Nonostante le amministrazioni che cambiano. Nonostante i tagli finanziari alla cultura. Nonostante la scomparsa di Luciano. C’è una forza, quella della passione e della tenace professionalità che permette di resistere. Nonostante. Che consente di continuare, di progettare, di tenere vivo il sogno.
Grazie Renata. Grazie Micaela.
Silvia Barbieri,
una delle tante Wendy volate all’Isola che Non C’è
TESTIMONIANZA SIMONI
Festival amico mio
Maggio 1989: la notizia sconvolse l’intera Compagnia, o meglio l’intera famiglia, sì… perché la nostra Compagnia è interamente formata dalla mia Famiglia. Eravamo stati scelti per partecipare all’VIII Festival Nazionale del Teatro per Ragazzi di Padova. Quanto lavoro, quanto entusiasmo, quanta paura! Lo spettacolo fu provato e riprovato, modificato, arricchito…tutto doveva riuscire al meglio. Siamo arrivati a Padova poveri e ne siamo ripartiti ricchi, non di denaro, ma ricchi dentro! È stata un’esperienza esaltante: ci ha trasformati, ci ha donato un’iniezione di fiducia, di voglia di creare, di sperimentare. L’incontro con l’amico Luciano Castellani ci ha letteralmente galvanizzati. Luciano aveva la capacità di trasmettere a chi gli stava vicino l’entusiasmo, la voglia di vivere, la caparbietà che gli dava quel suo grande amore per il teatro. È stato un onore sentirsi suo amico, poter discutere, scambiare idee, ed opinioni, ricevere critiche da una persona che ha dato tutta la sua vita per il teatro per ragazzi. Luciano Castellani ed il Prof. Giovanni Calendoli sono state le prime persone da noi incontrate che hanno messo sullo stesso piano teatro di persona e teatro di figura, ci hanno fatti sentire artisti con la A maiuscola, ci hanno dato fiducia! Noi dobbiamo molto al Festival e a loro, e ne siamo fieri. Siamo tornati al Festival per tre volte, ed ogni partecipazione è stata densa di emozioni. La prossima volta, spero proprio che ci sarà, l’emozione non potrà che crescere, perché il palcoscenico del Festival ti elettrizza, ti dà fiducia, è magico… Grazie Padova… Grazie Amici! A presto!
Romana, Franco, Annalisa, Giulia, Martinae… Giuseppe
HO VISTO UN MARZIANO… ricordi di una grande avventura. Un cenno particolare merita l’allestimento dello spettacolo HO VISTO UN MARZIANO, testo vincitore del PREMIO TEATRO DOMANI nel 1990. Lo spettacolo fu allestito dal Festival in collaborazione con la nostra Compagnia, ma… udite, udite… con la regia del prof. Giovanni Calendoli, scene e burattini di uno dei più importanti artisti padovani: Guido Sgaravatti. Sono stati mesi di grande lavoro, ma soprattutto di grande crescita: poter lavorare con persone di tali capacità ed intelligenza è stata un’esperienza incredibile. La dolcezza del Prof. Calendoli ha accompagnato Giulia, mia figlia che allora aveva appena sei anni, al suo debutto come attrice/burattinaia, coccolandola, correggendola con amore. Più che un regista era e rimarrà sempre per noi un amico. Le prove dello spettacolo si sono svolte in un capannone, al freddo! Era ormai Novembre, ma lui non si è mai lamentato, ha seguito le prove sepolto da una montagna di coperte, con quei suoi occhietti sempre attenti e pronti a cogliere la più piccola imperfezione, che correggeva sempre con infinita pazienza e delicatezza. Guido Sgaravatti ha creato scene e burattini per lo spettacolo, magnifici, ma soprattutto ha creato un rapporto più che amichevole con tutti noi. Il successo dello spettacolo è stato dettato soprattutto dall’armonia instauratasi tra tutti i partecipanti all’avventura ed ha creato tra tutti un vincolo di amicizia che resterà per sempre dentro di noi.
Franco Simoni e tutta la Compagnia CITTA’ DI FERRARA
TESTIMONIANZA SOLOFRIA
Sono stato a Padova più volte. Per me andare a Padova è partecipare al Festival o al Teatro Forum. Non esiste altro. È sempre stata una grossa emozione. Preparare la domanda di partecipazione. Far vedere lo spettacolo. Aspettare l'esito della valutazione. Cogliere un consenso anticipato nello sguardo degli esaminatori (la magnifica Renata e a volte anche la splendida Micaela). Avere la conferma che si è stati selezionati. Partire. Arrivare. Vivere il clima del Festival. Fare lo spettacolo. Mangiare nei migliori ristoranti della città. Trascorrere ore piacevoli con Renata e Micaela. E poi ripartire. Ritornare a casa con il cuore e la testa pieni di felicità. Ricordo Luciano, lo ricordo spesso. Fu il primo ad essere entusiasta di un mio progetto, uno spettacolo tratto da "Il processo" di Kafka. Lo volle al Teatro Forum. Fu anche il primo a criticare un altro spettacolo, uno per ragazzi. Discutemmo, ognuno restò sulla sua posizione. Oggi penso a lui, alla sua schiettezza, alla sua amicizia, al suo entusiasmo nel parlare di teatro. A volte vorrei ritrovare un briciolo di quel suo entusiasmo per crederci ancora, come lui ci credeva tanto.
Roberto Solofria
TEATRO DEL SANGRO
C’è poco da dire sul Festival Nazionale di Teatro Ragazzi che per venticinque anni ha animato la città di Padova. Per venticinque edizioni sono stati selezionati e portati al Festival solo spettacoli ritenuti qualitativamente validi. La mia nota potrebbe finire qui. Il fatto di andare su e giù per l’Italia a vedere gli spettacoli per poi portarli a Padova sulla base di una valutazione qualitativa è semplicemente (e letteralmente) straordinario. Non dico che Renata e Micaela siano le uniche a fare un lavoro di questo tipo, dico che non conosco un altro Festival dove davvero si realizza una programmazione al di fuori delle logiche “scambiste” tipiche del Teatro italiano. Renata con i suoi entusiasmi e la sua vitalità debordante ti contagia; Micaela è un generale perfetto al servizio della Causa, capace di esprimere una sorta di “calvinismo teatrale” decisamente imbarazzante per un Paese di furbetti come il nostro. Stare a Padova con queste donne e ospiti di questo Festival mi ha riempito da un lato di gioia come persona, e dall’altro lato mi ha riempito di senso la pratica teatrale. Ancora oggi il ricordo di quei giorni è dolce e prego Dio affinché il Festival di Padova un giorno possa diventare un modello per tutti noi.
Teatro del Sangro
Stefano Angelucci Marino
TESTIMONIANZA TEATRO DELL'ARGINE
Cominceremo col dire un’ovvietà: i bambini sono il pubblico più gratificante.
Anche il più esigente, certo. Ma lo stupore, il divertimento, la partecipazione con la quale seguono (sempre che ne siano coinvolti) gli spettacoli a loro dedicati, è assolutamente impagabile, riempie il cuore di buonumore e di tenerezza. Dico queste cose (ovvietà, appunto), perché uno dei ricordi più belli dell’esperienza a Padova è quello dei bambini che, finito lo spettacolo, corrono dagli attori per farsi fare l’autografo sui fogli di sala. Robe da festival del cinema, non so se mi spiego. Però accadute in una sala teatrale dopo un piccolo spettacolo con attori sconosciuti chiamati a interpretare il folletto Laelabì, la strega Zetamagù, la piccola Lisetta... Dirò meglio: robe dell’altro mondo. In realtà sono cose che non accadono casualmente. Accadono perché c’è qualcuno che, con amore e sollecitudine, le coltiva e le rende possibili. Come a Padova. Da tantissimi anni. Renata e Luciano vennero a vedere Laelabì, lo spettacolo che poi portammo a Padova, in un’assolata domenica di aprile. Non sapevano nulla di noi, né dello spettacolo, li aveva attratti il titolo e il tema. Noi eravamo in soggezione, anche perché, terminate ormai le repliche, decidemmo di farne una solo per loro. Insomma, nulla di quel divertimento e di quella partecipazione di cui sopra. Silenzio in sala. Alla fine si dimostrarono gentilissimi e ci diedero un sacco di buoni consigli. Noi eravamo molto, davvero molto giovani. Ci dissero che ci avrebbero fatto sapere. Poco tempo dopo ci fecero sapere: che andava bene, lo spettacolo avrebbe partecipato al Festival. Fummo felici, naturalmente. Niente in confronto a quando poi ci trovammo davvero al Festival. Dove per l’appunto i bambini ci trattarono come star. Incredibile. C’era un’atmosfera strana. Luciano non stava bene. La gioia dello spettacolo, il calore ricevuto durante il nostro soggiorno a Padova, faceva a pugni con la tristezza che aleggiava intorno. Ma aiutava ad esorcizzarla, a dimenticarla. Del resto, quella gioia era per noi il lascito maggiore di Luciano.
Un lascito che ci porteremo sempre dentro, insieme al ricordo del grande entusiasmo con cui una, allora, giovane e poco nota compagnia è stata accolta. Grazie a Padova e al suo meraviglioso Festival.
La Compagnia Teatro dell’Argine
TESTIMONIANZA TEATRO VERDE DI ROMA
Che dire... i pensieri sono numerosi e il rischio di ripetersi nel commentare un Festival come quello di Padova o di banalizzare o di cadere in romanticherie esiste.
Una sensazione però la voglio raccontare: Ogni volta che abbiamo partecipato siamo stati piacevolmente contagiati da un modo di fare e da un senso dell'ospitalità raro.... un'atmosfera rilassata ti accoglie sin dall'arrivo, facendoti dimenticare, almeno in quei 3 giorni, i ritmi da "fastfoodculturale" ai quali si è abituati (ahinoi!) . Tre repliche dello spettacolo e un alternarsi di pubblico appassionato, partecipe, critico, educato... Poi si mangia insieme e allora chiacchiere, racconti, commenti, ricordi, consigli... si rincorrono intorno alla tavola; e infine, per tutti, un saluto affettuoso e sincero che è sempre un arrivederci a presto, il più presto possibile.
Veronica
Teatro Verde di Roma
TESTIMONIANZA DE MATTEO
IL FESTIVAL di PADOVA
bip bip bip, sveglia? bip bip, sveglia! scarpe giacca borsone furgone vrrruumm... via semaforo curva autovelox casello stop capri rustico caffè pieno vrrruumm… via… pianura buio casello viacard il santo teatro Micaela Renata baci baci abbracci apri scarica apri chiodi martello legno sedia cavi proiettori domani, domani? domani! albergo borsone doccia caprera baccalà seppie radicchio bla bla bla poi... dormire. bip bip bip teatro chiodi martello proiettori cavi gira gira su giù giù spina scala pioli tanti punta stop caprera baccalà seppie bla bla bla stop camerino costume specchio trucco chi è di scena spettacolo bello bello si spera bello autografi tanti crampo camerini struccare albergo doccia caprera baccalà seppie bla bla bla stop stop stop bip bip bip teatro teatro bla bla bla mangiare bip teatro bla bla teatro stop bip bla mangiare bla sto bip bla e così tra un vrruum un bip una seppia e molti bla un incontro pensato organizzato e desiderato si consuma in soli tre giorni. E nonostante siano solo tre hai la sensazione di averne vissuti trenta, di giorni. Ti chiedi perché e trovi subito la risposta: perché i tre sono stati vissuti molto intensamente. Questa intensità la ritrovi in quell’incessante bla bla, in quel bisogno profondo di dare spazio alla logorrea tua e a quella di Renata e Micaela. Questo parlare parlare è un parlare che è cominciato un anno prima, è un parlare che si è rinnovato nei mesi precedenti col telefono con i fax con le mail, è il parlare di un anno intero. Potrei stare qui ad elucubrare su quanto sia importante l’esperienza teatrale di Padova, a dare spazio alla mia masturbatio mentis sull’analisi del confronto tra i diversi linguaggi teatrali, o a spiegare perché vincere il festival diventa una nota di merito per tutti gli operatori teatrali. Potrei ma non lo faccio. Ciò che invece voglio fare, voglio dire, è che, al di la di ciò che significa il festival dal punto di vista teatrale, ciò che realmente fa nascere in me il desiderio di andare a Padova è la possibilità di incontrare queste persone. Persone che hanno un profondo senso della ospitalità che va al di là dell’aspetto formale, persone con cui puoi esprimere liberamente le tue idee, con cui puoi essere realmente te stesso senza temere che il loro giudizio sul tuo teatro possa essere alterato dall’idea che inevitabilmente si fanno della tua persona. È questo che, ogni anno, ci spinge a compilare la domanda di partecipazione al festival; il piacere di logorarsi le corde vocali, non in scena ma a tavola, con gli interminabili bla bla. Un solo rammarico: il non poter scambiare ventiquattro chiacchiere con colui che non c’è più.
Virginio de Matteo
Direttore Artistico del Teatro Eidos
TESTIMONIANZA ZAMENGO
OMAGGIO A Luciano Castellani
LUCIANO CASTELLANI E IL SACRO GIUDIZIO DEL BAMBINO.
Nell’ormai lontano 1997 ci proponemmo alla Giuria per partecipare al XVII Festival nazionale del Teatro per i Ragazzi, “Premio Piccoli Spettatori”, con lo spettacolo La Corona Rubata di Raffaella Panichi. Quattordici giovani artisti che per l’eccitazione di trovarsi in tournèe, si scatenarono nella bella città di Padova, non solo durante l’unica prova su palco, che allora era concessa alle compagnie, ma soprattutto durante la notte, lungo i portici e attraverso le piazze della città, cantando e ballando come delle matricole e facendo il classico “casino” nell’albergo, come giovani menestrelli che si trovano inaspettatamente catapultati in una manifestazione importante! Ricordo che fui positivamente colpita da questa particolarità: invitare da Roma un gruppo così numeroso significava una esposizione economica e organizzativa non indifferente e chi l’aveva deciso doveva avere un bel coraggio e un occhio lungo. Conoscendo solo al nostro arrivo Luciano Castellani, promotore del Festival, ne ebbi piena conferma. Luciano preparava la manifestazione per tutto l’anno, non voleva propinare ai suoi piccoli e affezionati spettatori favole mediocri, improvvisate o poco educative, era intento in una delle più nobili e titaniche delle operazioni possibili, considerato il tempo che un bambino d’oggi passa davanti alla TV: preparare lo spettatore di domani. Luciano Castellani però non manipolava una materia sconosciuta, conosceva bene il fascino e la magia che il teatro emana: di fronte a tanti piccoli occhi, ogni anno, l’incantesimo prendeva forma. I suoi piccoli spettatori assistevano rapiti e partecipi all’evento, parteggiando attivamente per l’una o per l’altra favola, ridendo, piangendo, alzandosi per fare la pipì, eppure giungendo al termine assumendosi la responsabilità più grande: decretare il vincitore, a loro insindacabile giudizio. Ed era questo il giudizio cui Luciano Castellani ha dedicato più tempo, sia per coltivarlo nella sua forma più autonoma, consapevole, sia cercando di convincere gli adulti che questo fosse il giudizio più vero, perché libero da condizionamenti, pregiudizi, e soprattutto perché motivato dall’istinto del coinvolgimento emotivo, senza troppe mediazioni intellettuali, quell’istinto di cui il Teatro da sempre nutre e si nutre. Nacque tra di noi un rapporto di simpatia e di stima fatto anche di critica e suggerimenti, ci si accalorava su certi passaggi, certe terminologie e contenuti, e la nostra amicizia si cementò grazie anche a qualche incontro a Roma dove lui, inflessibile come sempre, veniva a visionare i possibili concorrenti. La passione e la dedizione incondizionata di Luciano sembrava a volte rivendicare una posizione pionieristica, una proprietà quasi esclusiva della giovane capacità di partecipazione dei giovanissimi padovani, attraverso un orgoglio sincero e bonario. Le manifestazioni straordinarie che assieme alla iniziative didattiche e culturali, richiamavano docenti di valore nostrano e internazionale, hanno dimostrato che quell’orgoglio aveva ben ragion d’essere, un orgoglio ereditato con esemplare rigore dalle sue collaboratrici: Renata e Micaela che continuano, malgrado mille difficoltà, a seguire e promuovere . Per altre due volte partecipammo alla manifestazione: nel 2000 con C’ERA UN’ALTRA VOLTA CENERENTOLA di Angelica Alemanno e Renata Zamengo che vinse il premio “La Rosa d’Oro” e nel 2002, quando Luciano ci aveva ormai lasciati, con LA NOTTE DEI GIOCATTOLI di Dacia Maraini, testo che, nel 1999, aveva vinto il Premio Piccoli Spettatori. Le nostre partecipazioni al Festival si conclusero quell’anno. Non so se fu il destino a decidere, so solo che questo periodo esaltante e creativo che intrecciava la nostra Compagnia agli eventi padovani subì un rallentamento destinato a sfiancare la nostra voglia di produrre nuove favole, portandoci ad uscire di scena come, in un certo senso, Luciano Castellani.
Ciao Luciano.
Renata Zamengo
Direttore artistico della Compagnia teatrale Acqua Alta di Roma