Teatro Ragazzi G. Calendoli ONLUS

Teatro Ragazzi G. Calendoli ONLUS Padova

 

TESTIMONIANZA STEVANATO

Carissimi organizzatori,

sono il genitore di un ragazzino che frequenta assiduamente la vostra manifestazione Teatro per ragazzi da qualche anno. Non è mia consuetudine scrivere alle varie associazioni, ma questa volta ho sentito il dovere di farlo, per testimoniare come il Teatro abbia, con forza e grandezza, permeato la vita di mio figlio. Per spiegare questo, anche per non essere accusato di piaggeria, vi riporto un fatto triste in sé, ma molto rilevante per il divenire esperienzale e culturale di mio figlio, ed estendendo, se lo permettete, dei nostri figli. Recentemente, nella mia famiglia si è verificato un lutto grave. Dopo le dovute e rigorose spiegazioni, mio figlio e due cugine hanno ritenuto creare un gioco che consisteva in una drammatizzazione di una loro realtà non contingente, con creazione di un testo ed azione scenica. Non entro nel merito della rappresentazione, anche se potrebbe essere interessante, bensì nella costituzione, da loro interamente pensata, della platea. Infatti, noi adulti invitati a questo gioco di teatro, imbarazzati dato il momento, ci siamo trovati di fronte a delle seggioline con la scritta “riservato”. Ognuna di loro era destinata ad un’anima tra quelle famigliari ai bambini. L’intensità della scena ha riportato noi adulti ad una comunione col nostro passato affettivo e culturale, avendo loro, in modo non conscio, trovato le radici della “teatralità” riaffidandocele nella loro pura essenzialità. Non penso che questo sarebbe stato possibile, crudamente sto riflettendo su altre situazioni, se questi tre ragazzini non avessero potuto incontrare il Teatro nella loro vita. Ho usato la “t” maiuscola per rendere giustizia a quello che di anno in anno viene da voi proposto mai banale né frutto di approssimazioni, facilonerie o dilettantesche vanità. Io non so se da adulti, mio figlio e le sue cugine, continueranno ad essere dei frequentatori assidui di spettacoli teatrali, spero di sì, ma quello che è certo è che ha aiutato tre graziosi giovanetti ad elaborare il dolore, e nello stesso tempo, assaporare, per ora in modo ancora acerbo, la profondità di un’arte espressiva purtroppo guardata con sufficienza. Sperando di rincontrarrvi, puntuali come ogni anno, mi è lieto porgere i miei più cari saluti

Giovanni Stevanato

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